Abbandono dopo la scuola superiore mai così alto:ora necessari nuovi fondi per garantire borse di studio e diminuire le tasse
Nel 2011-2012 il numero degli immatricolati negli atenei italiani rappresenta poco meno del 60% del totale dei diplomati dell’anno precedente. Un dato che, sfogliando l’XI rapporto del Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario italiano rappresenta il dato più basso degli ultimi 30 anni.
“Questa drammatica fotografia del nostro Paese dovrebbe far saltare sulla sedia il Governo e la politica tutta- spiega Michele Orezzi Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari- da sei anni a questa parte un numero sempre più grosso di diplomati non si iscrivono all’università, in un Paese come il nostro ultimo in Europa per numero di laureati questo dovrebbe essere un enorme campanello di allarme”.Continua Orezzi: “Basta leggere i dati dello stesso Ministero o quelli delle indagini di Almalaurea: l’Italia ha una media di laureati nella fascia da 30-34 anni 14 punti percentuali inferiore alla media UE e ha un percorso del tutto in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei. Le cause sono da ricercare proprio nelle scelte politiche fatte nel nostro Paese: i tagli al mondo dell’istruzione fatti dall’ex Ministro Gelmini ma soprattutto i tagli del 95%, sempre a firma dell’ex ministro, al sistema di diritto allo studio, già il meno finanziato d’Europa, hanno portato ad avere insormontabili ostacoli sociali sulla strada universitaria di uno studente italiano. Gli effetti dei tagli sono questi: la Gelmini taglia in 3 anni un miliardo di euro nell’Università e i rettori italiani alzano le tasse dei singoli atenei per coprire il buco di bilancio con i soldi degli studenti e delle loro famiglie. Il tutto con un diritto allo studio che non garantisce la copertura di quasi il 30% degli idonei per merito e reddito alla borsa di studio, unico Paese dove la Costituzione prevede un diritto che per mancanza di fondi non si può garantire”.Il Coordinatore nazionale del sindacato degli universitari continua: “Come sindacato studentesco denunciamo da anni la situazione drammatica in cui versa l’istruzione nel nostro Paese, che si riflette inevitabilmente nella società: non è un caso che l’Italia sia l’ultimo Paese in Europa per mobilità sociale. Le differenze economiche e sociali che per Costituzione Italiana lo stato dovrebbe provvedere ad eliminare pesa per tutto il percorso fortimativo degli studenti. Ma il paradosso vero è questo: nonostante tutti i dati dimostrino questa palese realtà, ogni settimana un luminare dice che il problema italiano sono le tasse universitarie troppo basse o la mancanza dei prestiti d’onore. Per liberare veramente i talenti bisogna rimuovere gli ostacoli economici e sociali e poter permettere a tutti gli studenti di correre non solo sulla stessa pista ma con la stessa macchina: altrimenti la gara è falsata in partenza e le disuguaglianze sociali non vanno che aumentando, per dirla con una frase di Don Milani “non si possono far parti uguali tra diseguali”. Per questo è da folli pensare di poter arrivare nel 2013 con un fondo per il diritto allo studio di 13 milioni, con Germania e Francia che per la stessa voce spendono circa 2 miliardi di euro. L’Italia, ricordiamolo, terzo Paese europeo con tasse universitarie più alte e con 33 atenei pubblici su 62 che hanno una tassazione fuorilegge perchè troppo alta. Siamo in questo senso ben lontani dagli obiettivi europei della strategia ‘Europa 2020′ “.Conclude Orezzi: “La settimana scorsa la CRUI ha proposto con un documento di liberalizzare le tasse universitarie nel nostro Paese: ma con che coraggio si fa una proposta del genere davanti alla realtà che tutto il mondo universitario conosce e che questi dati certificano per l’ennesima volta? Questa proposta è una vera pazzia. Proprio in questi giorni il Governo vuole approvare una riforma del diritto allo studio che non solo non affronta il problema degli studenti idonei non vincitori, ma va addirittura a peggiorare ulteriormente la situazione. Di fronte al taglio del 95% dei fondi in tre anni, di fronte a più di 45 mila studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi che non ricevono la borsa di studio, si propone di aumentare le tasse degli studenti per permettere allo Stato un’ulteriore deresponsabilizzazione, pesando ancora di più nelle tasche delle famiglie italiane con l’aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio. Con questo atto il Governo e il Ministro Profumo rischia di macchiarsi per sempre del reato di continuità con il suo, infausto, predecessore nel Ministero della pubblica istruzione. Questo sistema universitario sta precipitando in un burrone. Non ci fermiamo a denunciare i rincari delle tasse, è ora di darci un taglio. E’ necessario quanto prima ridiscutere il sistema di tassazione prevedendo una diminuzione degli importi e un sistema nazionale e la vera discussione sul diritto allo studio non può che essere la necessità di garantire l’art. 34 della Costituzione e quindi la copertura totale degli studenti idonei alla borsa di studio. Se così non sarà, siamo pronti alla mobilitazione in ogni ateneo e in ogni città”.
“Questa drammatica fotografia del nostro Paese dovrebbe far saltare sulla sedia il Governo e la politica tutta- spiega Michele Orezzi Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari- da sei anni a questa parte un numero sempre più grosso di diplomati non si iscrivono all’università, in un Paese come il nostro ultimo in Europa per numero di laureati questo dovrebbe essere un enorme campanello di allarme”.Continua Orezzi: “Basta leggere i dati dello stesso Ministero o quelli delle indagini di Almalaurea: l’Italia ha una media di laureati nella fascia da 30-34 anni 14 punti percentuali inferiore alla media UE e ha un percorso del tutto in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei. Le cause sono da ricercare proprio nelle scelte politiche fatte nel nostro Paese: i tagli al mondo dell’istruzione fatti dall’ex Ministro Gelmini ma soprattutto i tagli del 95%, sempre a firma dell’ex ministro, al sistema di diritto allo studio, già il meno finanziato d’Europa, hanno portato ad avere insormontabili ostacoli sociali sulla strada universitaria di uno studente italiano. Gli effetti dei tagli sono questi: la Gelmini taglia in 3 anni un miliardo di euro nell’Università e i rettori italiani alzano le tasse dei singoli atenei per coprire il buco di bilancio con i soldi degli studenti e delle loro famiglie. Il tutto con un diritto allo studio che non garantisce la copertura di quasi il 30% degli idonei per merito e reddito alla borsa di studio, unico Paese dove la Costituzione prevede un diritto che per mancanza di fondi non si può garantire”.Il Coordinatore nazionale del sindacato degli universitari continua: “Come sindacato studentesco denunciamo da anni la situazione drammatica in cui versa l’istruzione nel nostro Paese, che si riflette inevitabilmente nella società: non è un caso che l’Italia sia l’ultimo Paese in Europa per mobilità sociale. Le differenze economiche e sociali che per Costituzione Italiana lo stato dovrebbe provvedere ad eliminare pesa per tutto il percorso fortimativo degli studenti. Ma il paradosso vero è questo: nonostante tutti i dati dimostrino questa palese realtà, ogni settimana un luminare dice che il problema italiano sono le tasse universitarie troppo basse o la mancanza dei prestiti d’onore. Per liberare veramente i talenti bisogna rimuovere gli ostacoli economici e sociali e poter permettere a tutti gli studenti di correre non solo sulla stessa pista ma con la stessa macchina: altrimenti la gara è falsata in partenza e le disuguaglianze sociali non vanno che aumentando, per dirla con una frase di Don Milani “non si possono far parti uguali tra diseguali”. Per questo è da folli pensare di poter arrivare nel 2013 con un fondo per il diritto allo studio di 13 milioni, con Germania e Francia che per la stessa voce spendono circa 2 miliardi di euro. L’Italia, ricordiamolo, terzo Paese europeo con tasse universitarie più alte e con 33 atenei pubblici su 62 che hanno una tassazione fuorilegge perchè troppo alta. Siamo in questo senso ben lontani dagli obiettivi europei della strategia ‘Europa 2020′ “.Conclude Orezzi: “La settimana scorsa la CRUI ha proposto con un documento di liberalizzare le tasse universitarie nel nostro Paese: ma con che coraggio si fa una proposta del genere davanti alla realtà che tutto il mondo universitario conosce e che questi dati certificano per l’ennesima volta? Questa proposta è una vera pazzia. Proprio in questi giorni il Governo vuole approvare una riforma del diritto allo studio che non solo non affronta il problema degli studenti idonei non vincitori, ma va addirittura a peggiorare ulteriormente la situazione. Di fronte al taglio del 95% dei fondi in tre anni, di fronte a più di 45 mila studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi che non ricevono la borsa di studio, si propone di aumentare le tasse degli studenti per permettere allo Stato un’ulteriore deresponsabilizzazione, pesando ancora di più nelle tasche delle famiglie italiane con l’aumento delle tasse regionali per il diritto allo studio. Con questo atto il Governo e il Ministro Profumo rischia di macchiarsi per sempre del reato di continuità con il suo, infausto, predecessore nel Ministero della pubblica istruzione. Questo sistema universitario sta precipitando in un burrone. Non ci fermiamo a denunciare i rincari delle tasse, è ora di darci un taglio. E’ necessario quanto prima ridiscutere il sistema di tassazione prevedendo una diminuzione degli importi e un sistema nazionale e la vera discussione sul diritto allo studio non può che essere la necessità di garantire l’art. 34 della Costituzione e quindi la copertura totale degli studenti idonei alla borsa di studio. Se così non sarà, siamo pronti alla mobilitazione in ogni ateneo e in ogni città”.
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