La risposta che oggi i governi europei stanno dando alla crisi economica e sociale che  attraversiamo è ingiusta e inadeguata. Il taglio netto della spesa pubblica, i limiti imposti dal cosiddetto “fiscal compact” e l’inserimento nella Costituzione del principio del pareggio di bilancio sono risposte insufficienti per la crisi finanziaria in atto e ignorano la crisi sociale e le sue implicazioni, aggravandole.

L’enorme numero di giovani senza lavoro, il crescente numero di disoccupati, di cassintegrati, di aziende in crisi, di lavoratori poveri e in generale il crescente disagio sociale non trovano alcuna risposta. Il nuovo trattato europeo infatti rende impossibile ogni tipo di investimento per far ripartire la crescita, per creare nuovi posti di lavoro, per andare a costruire un nuovo modello di economia sostenibile; tutto questo proprio nel momento in cui più ce ne sarebbe bisogno.

Le giovani generazioni, già le più colpite dalla crisi, continuano ad avere una prospettiva buia per il loro futuro. L’Europa, che ha da sempre alimentato il sogno di un futuro diverso, giusto e sostenibile rischia oggi di essere vista come una delle cause del dramma sociale che viviamo.

Per poter uscire da quella che è una crisi strutturale occorre ripensare l’intero sistema, mettere in discussione le regole che fino ad oggi hanno causato da un lato la continua crescita di una ricchezza finanziaria in realtà inesistente e dall’altro la continua diminuzione dei diritti.

Oggi come non mai è imprescindibile ripartire proprio dai diritti, ricreare una nuova società in cui l’economia sia messa al servizio delle persone e tutti, anche i giovani, possano avere una prospettiva di vita.

Per questo siamo convinti che debbano essere fatte alcune scelte importanti sin da subito. Non solo siamo convinti che queste scelte debbano essere fatte, ma sappiamo che sono tutte scelte realizzabili. La politica finora portata avanti ha colpito i lavoratori dipendenti, ha colpito i pensionati e continua a colpire fortemente i giovani. Proprio partendo dalla politica economica messa in atto per contrastare la crisi, occorre invece pretendere subito dal Governo e dalla Politica la tutela dei più deboli, la garanzia dei diritti e la promozione di nuovi investimenti.

Gli investimenti in alcuni settori fondamentali devono essere svincolati dai limiti imposti alla spesa pubblica. Occorre rilanciare il ruolo della formazione e della ricerca pubbliche come motori fondamentali per far ripartire il sistema e spingerlo verso una sua maggiore sostenibilità. L’università e la scuola pubbliche hanno subito in questi anni miliardi di euro di tagli, ne è un esempio il dato per il quale negli ultimi anni lo Stato ha negato circa 175 mila borse di studio a studenti capaci e meritevoli privi di mezzi. La stessa rivalutazione degli immobili o di indicatori come l’ISEE rischiano di ridurre ulteriormente gli interventi pubblici a favore di studenti in condizioni economiche disagiate, settore nel quale siamo già tra gli ultimi in Europa.

 

L’attuale Governo parla di “merito” ma poi abbandona gli studenti idonei a ricevere la borsa di studio, li rende di fatto studenti esodati scaricando ogni tipo di responsabilità nel garantire un loro diritto costituzionale. Senza nessun intervento questi studenti non solo non avranno alcun tipo di prospettiva per i prossimi anni, ma avranno anche un futuro sempre più precario e buio. Queste migliaia di studenti vengono riconosciuti idonei alla borsa di studio in base al reddito e al merito accademico, ma vengono poi scaricati dal sistema e abbandonati a loro stessi. Non sono forse questi studenti meritevoli? E perchè lo Stato li abbandona? Quindi Profumo decide che oltre al danno, questi studenti “meritano”anche la beffa?”.

La volontà del Governo di premiare il merito sarebbe condivisibile se nelle scuole e nelle università fossero garantite le stesse possibilità. Non è pensabile dare priorità ad un provvedimento che premia “lo studente dell’anno” con servizi e diritti che dovrebbero essere garantiti a tutti,  e non solo al vincitore della “corona del merito”. Una scuola e un’università di qualità sono diritto di tutti e non dei pochi migliori. Forse il Ministro non ha ben chiare le condizioni delle Scuole e delle Università italiane. Si concentri sui problemi reali invece che su provvedimenti che altro non sono che degli slogan pubblicitari.

 

Va invece rilanciata l’idea di una diversa contribuzione, che chieda più a chi più ha, partendo quindi dai grandi patrimoni, liberando risorse anche per maggiori agevolazioni sugli affitti degli studenti universitari. Deve essere inasprita la lotta all’evasione andando anche a maggiori controlli effettivi e non solo formali su chi accede alle agevolazioni sulle tasse universitarie o alle borse di studio.

Dobbiamo anche avere un’amministrazione pubblica sempre più rispondente alle sue funzioni e quindi alle necessità dei cittadini. In questo pensiamo debba essere affrontato anche il tema della spesa che le Università sostengono, ad esempio, per tutte le cariche elettive, Rettori e Presidi delle Facoltà in primis, proprio per cominciare a offrire un’immagine diversa dal mondo accademico e per poterla poi pretendere anche dalle altre Istituzioni e dal mondo della politica tutto. Interventi in questo senso potrebbero liberare nuove risorse che, insieme a nuovi investimenti pubblici, potrebbero garantire un piano pluriennale per la copertura totale delle borse di studio, l’abbassamento della tassazione universitaria italiana, la più alta in Europa dopo l’Inghilterra e i Paesi Bassi e una maggiore qualità dei servizi offerti dagli atenei.

E’ quindi necessario trovare le risorse per questi investimenti importanti e urgenti, così come per una nuova politica sul mondo del lavoro, partendo da una tassazione delle transazioni finanziarie che non può davvero essere rinviata ancora e chiedendo anche che i grandi patrimoni diano il loro contributo, liberando risorse per riequilibrare il carico fiscale

Siamo convinti che l’investimento in scuola, università e ricerca pubbliche debba essere escluso dalle politiche di austerity e messo come punto fondamentale per uscire dalla crisi.

Saremo in piazza perché la retorica del merito venga abbandonata e per chiedere che la scuola e l’università vengano indicati dall’Italia e dall’Europa come i primi investimenti per uscire realmente dalla crisi.

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