L’Europa non ci chiede di distruggere l’istruzione pubblica – Il governo inserisca immediatamente gli investimenti per l’università nelle proprie priorità di spesa 

 

Inizia il 4 ottobre l’autunno studentesco, con l’Udu – Unione degli Universitari che in decine di città italiane si presenta sotto i rettorati e gli studentati a denunciare la totale noncuranza del governo nei confronti dell’Università pubblica. Da Padova a Palermo, oltre che a Parma, Firenze, Aquila e tante altre città, il sindacato studentesco chiede un’ immediata inversione di tendenza, prima che il già precario stato di salute dell’università pubblica diventi irrecuperabile.

 

In questo momento storico n cui tutta l’Europa per uscire dalla crisi investe in formazione, noi abbiamo un governo tecnico, per giunta di Professori, che non investe un euro nell’Università. Questo governo si nasconde dietro l’Europa quando deve adottare politiche di austerity, caratterizzate da fortissimi tagli allo stato sociale, al cosi detto welfare, però si dimentica di dire che nel resto d’Europa in formazione e diritto allo studio si investe.

 

Continuano a dire che non ci son fondi per fare investimenti sull’istruzione, ma secondo noi invece manca la volontà di farlo, come che non si volesse intervenire sui disastri della Gelmini e di Tremonti, anzi si peggiorano quelle politiche.

 

La situazione attuale è paradossale: di fronte ad un’ Università pubblica al collasso, lo Stato continua ad aumentare i finanziamenti all’università privata; senza contare che all’aumento delle tasse universitarie e del diritto allo studio non è corrisposto alcun tipo di investimento statale, se il Governo volesse, potrebbe tagliare gli investimenti sugli F35 o magari imporre l’IMU anche alla chiesa cattolica per recuperare fondi da investire nell’Università.

 

Invece nella spendig review permette un aumento indiscriminato delle tasse universitarie e non prendendo neppure in considerazione la possibilità di attuare una tassazione patrimoniale che permetterebbe numerosi investimenti sia sull’università che su tanti altri settori centrali per il nostro paese.

 

Per l’UdU quella di oggi è solo l’inizio di un lungo autunno, gli studenti universitari di tutta Italia infatti, nell’esprimere la propria solidarietà con tutti i lavoratori della conoscenza che scenderanno in piazza il 12 ottobre, non mancheranno ad affiancare i lavoratori della CGIL che il 20 ottobre riempiranno piazza San Giovanni, auspicando che per quella data il governo abbia già preso dei provvedimenti in direzione opposta a quelli visti fino a quest’oggi

 

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