Le politiche portate avanti in questi anni per uscire dalla crisi e gestire la fase emergenziale si stanno dimostrando sempre più inadeguate. La crisi finanziaria che è nata dalla speculazione finanziaria e da un modello di crescita economica fallimentare non ha trovato una risposta adeguata, tanto a livello italiano quanto a livello di intera Unione Europea. Anzi, il mondo della finanza, dopo aver ricevuto miliardi di euro in aiuti, sta ricreando esattamente le stesse condizioni di speculazione economica che hanno causato la crisi del 2008.

Le politiche di austerity imposte ad alcuni Stati Europei stanno minando alla base i diritti umani di milioni di donne e uomini, arrivando anche al punto di negare le cure mediche per mancanza di finanziamenti, e si sono dimostrate incapaci di disegnare un percorso di uscita dall’attuale crisi, una crisi che è sempre più di sistema. Non possiamo riproporre gli stessi meccanismi e le stesse ricette che ci hanno portato sin qui. La società e la politica devono essere in grado di ridisegnare un nuovo modello di sviluppo sostenibile, giusto, solidale e che sappia guardare al futuro e che sia fondato sul lavoro e sulla conoscenza e non sulla finanza.

L’istruzione e la conoscenza sono diritti umani che devono essere alla base dell’idea comune su cui ricostruire un nostro futuro. La scuola, l’università e la ricerca pubbliche non possono e non devono più essere piegate unicamente alle esigenze attuali del mercato, ma sono il pilastro su cui costruire un nuovo modello di sviluppo e di società.

L’Italia è l’ultimo Paese in assoluto per numero di laureati (20,3% della popolazione tra 30 e 34 anni). Gli investimenti in ricerca sono tra i più bassi, a fronte di una media di tutta l’area europea del 2% l’Italia investe appena l’1,2%. Il tasso di abbandono scolastico è il quarto più alto in tutta l’unione europea a 27 membri: in Italia più del 18% dei giovani abbandona i percorsi scolastici prima della loro conclusione a fronte di una media europea del 13%.

L’idea di Europa in questi anni è stata strumentalizzata per giustificare politiche scellerate che hanno colpito gli investimenti pubblici e hanno contribuito ad aggravare la crisi. L’Europa che noi vogliamo è invece un’Europa che garantisca i diritti dei cittadini in tutti i Paesi, che contribuisca al superamento definitivo del modello finanziario ed economico attuale. Vogliamo un’Europa che parli di giovani, di conoscenza e di formazione, che valorizzi le scuole e le università pubbliche, che investa sul lavoro per dare una risposta urgente alla dilagante disoccupazione giovanile e alla piaga della crescente precarietà.

Le politiche del Governo Monti hanno colpito ulteriormente il mondo della scuola e dell’università, andando a condonare la tassazione illegittima degli atenei italiani e colpendo la democrazia e la rappresentanza nelle scuole. La disoccupazione giovanile colpisce ormai un terzo dei giovani italiani e una politica fatta di tagli e tassazione indiscriminata ha contribuito ad aggravare le prospettive.

Il 20 ottobre saremo a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori per ribadire la nostra contrarietà alle politiche del Governo su scuola, università  e lavoro. Saremo in piazza come studenti e come giovani per rivendicare il nostro diritto allo studio, al lavoro e al futuro.

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