Quando nel 2010, assieme a ricercatori e parte dei docenti, ci opponemmo con forza alla Legge 240, uno dei pericoli maggiori che denunciavamo era quello di una forte limitazione della democrazia all’interno degli Atenei. Non solo perché si attaccava la rappresentanza studentesca e si svuotava di poteri il Senato accademico, trasferendoli in un CDA non elettivo e riempito di esterni, ma anche perché si trasferiva in capo agli Atenei tutto il potere decisionale in materia disciplinare, sia in termini di giudizio che di emissione delle eventuali sanzioni. L’Art. 10, infatti, istituiva i Collegi di Disciplina in ogni ateneo, composti esclusivamente da Docenti e Ricercatori a tempo indeterminato, con la funzione  di svolgere l’istruttoria e dare parere vincolante, mentre l’apertura del procedimento spettava al Rettore e l’applicazione della sanzione al CDA (senza la componente studentesca); con la possibilità,peraltro, di comminare direttamente anche la sanzione più grave, cioè l’espulsione, ipotesi prima riservata al giudizio del Consiglio Universitario Nazionale.

La denuncia del movimento era del tutto fondata, ed oggi ne vediamo, purtroppo, la conferma: la Professoressa Alida Clemente, ricercatrice dell’Unicusano, Università telematica di Roma, è stata punita con la sospensione di un mese dal lavoro e dalla retribuzione, soltanto per avere firmato un articolo in cui si denunciava lo stravolgimento del ruolo del ricercatore all’interno delle università telematiche; ruolo eccessivamente sbilanciato sulla didattica, a scapito dell’attività di ricerca che dovrebbe essere, invece, imprescindibile per la funzione stessa della docenza universitaria. Il fatto è gravissimo perché le viene contestato, di fatto, un vero e proprio reato d’opinione, da un Ateneo che, essendo telematico, gode di margini d’autonomia del processo disciplinare, ancora maggiori rispetto a quelli pubblici.

 

Invitiamo tutti a sottoscrivere questa petizione in solidarietà alla Professoressa Alida Clemente e per una normativa in materia disciplinare più equa e democratica:

https://docs.google.com/forms/d/1Lw2Nv98__JIAg6mim_kymaiN35XYarZc0muaayqBuxk/viewform

 

Un’ ulteriore conferma recente della possibile deriva “autoritaria” cui la Gelmini ha aperto le porte dell’Università, viene da Venezia: l’Ateneo Cà Foscari ha approvato un Regolamento che prevede, tra le possibili sanzioni, l’espulsione dello studente e sta discutendo un Codice Etico in cui, tra le proposte, compare la possibilità di punire con l’esclusione dalle cariche elettive dell’Ateneo, chi lo “denigra” pubblicamente. Nello stesso Ateneo, il Rettore e il CDA stanno imponendo la  svendita di due sedi storiche e di pregio, contro il parere di parte della comunità accademica e reprimendo le legittime e pacifiche contestazioni degli studenti, anche con il ricorso all’intervento delle Forze dell’Ordine.             Siamo al fianco delle studentesse e degli studenti veneziani, in questa battaglia per un’università aperta e democratica .

Vogliamo una governance universitaria effettivamente democratica, dove l’autogoverno della comunità accademica sia incentrato sulla partecipazione di tutte le componenti ai processi decisionali e che garantisca l’autonomia di pensiero e la facoltà di critica come valori fondanti.

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