Oggi l’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario, ha organizzato un convegno per presentare i risultati preliminari dei test TECO, le prove di valutazione delle “competenze oggettive” dei laureandi triennali, sperimentate lo scorso anno, per la prima volta, in 12 Atenei italiani.

Al Convegno partecipano dirigenti dell’ANVUR, ex ministri, esponenti di Confindustria e della Conferenza dei Rettori, un rappresentante del Consiglio Universitario Nazionale, ma nessuno studente. Si parla dello strumento e dei suoi risultati, degli effetti che questi possono avere in termini di politiche da adottare su scuola e università; ma non si è sentito il bisogno di coinvolgere gli studenti, manca, cioè, la voce di coloro cui i test sono rivolti.

Questa mancanza è indicativa di una concezione fortemente sbagliata, secondo la quale gli studenti sono solo oggetto della valutazione, e non soggetto attivo ed essenziale, che dovrebbe concorrere a determinare i percorsi di valutazione ed autovalutazione.

Il nostro sistema di valutazione è stato impostato, fin dall’inizio, come uno strumento per certificare  l’inefficienza del sistema universitario teorizzata dai passati Governi, e legittimare quindi le politiche di tagli e ridimensionamento degli atenei pubblici, in un’ottica meramente punitiva. Ora si rischia di estendere questa logica anche agli studenti.

In assenza di finanziamenti e politiche adeguate, i TECO sono uno strumento inutile, e potenzialmente dannoso se utilizzato con leggerezza per la valutazione.

Rispetto ad uno strumento del genere, non si può assolutamente prescindere dal coinvolgimento degli studenti nella sua implementazione e valutazione, a maggior ragione in una fase sperimentale.

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