mi avete sempre seguito e molti di voi già sanno che l’ “Unione e il non arrendersi mai” è quello che voglio e ciò in cui credo. Essere Uniti, essere un tutt’uno contro il numero chiuso, contro le illegalità e le ingiustizie ci offre la possibilità di scalfire un sistema che continueremo a combattere finché non avremo distrutto.
Vado subito al punto.
Sono stati vinti i ricorsi. Centinaia e centinaia di ricorrenti hanno ottenuto un provvedimento provvisorio con cui potranno iscriversi all’università ed entrare in sovrannumero in una graduatoria che ricordiamo essere “nazionale”. Le ultime settimane sono state piene di colpi di scena e man mano sono uscite le ordinanze dei Giudici.
Ci sembrava giusto partire con i ricorsi da Bari, la città da cui è iniziato tutto. Dove uno dei pacchi contenenti il materiale di concorso era stato manomesso e ove era stato trafugato un plico contenente tutte le domande, uguali per tutti i candidati del Paese. Le indagini e il “giudizio” hanno messo in luce che a mancare non era solo un plico, ma quattro e da lì la lesione anche dell’anonimato. Così come è emerso in una denuncia querela alla Procura della Repubblica in tutto il concorso vi è stata una fuga di notizie e di persone, nonché anche porte aperte e l’utilizzo di telefonini e strumentazione elettronica. I punteggi della prova di quest’anno sono stati i più anomali di sempre. Da un lato difatti si è abbassato drasticamente il punteggio per l’accesso alla facoltà di Medicina, dall’altro il punteggio dei candidati pugliesi (e non solo) si è alzato notevolmente. Il più bravo studente d’Italia quest’anno è stato uno studente che ha sostenuto il test alla statale di Torino con il punteggio di 80,50 punti. Dopo di lui altri due “campioni del test”, entrambi pugliesi: un ragazzo della facoltà di Foggia e uno di Bari. Insomma punteggi medi pugliesi che sono aumentati quando la media nazionale del resto di Italia contemporaneamente si è abbassata. Per la prima volta nella storia i risultati di Bari hanno superato quelli dell’Ateneo più grande del Paese, con più posti a disposizione e con più concorrenti, La Sapienza di Roma, l’Ateneo più grande d’Europa che ha collocato solo otto studenti nei primi cento e con punteggi inferiori rispetto ai baresi.
Sosteniamo che i fatti di Bari e “i” plichi sottratti non possano non collegarsi con il vizio dell’anonimato che denunciamo da anni. La struttura di un test con un codice alfanumerico e una serie di identificazioni dei candidati hanno reso più che mai trasmettibili le risposte. Così, dopo anni di contenzioso e battaglie infinite, il Tar del Lazio ha ammesso per la prima volta la rilevanza del vizio dell’anonimato il 24 giugno 2014, e da lì è stata una escalation di vittorie sino alla penultima camera di consiglio dove per la prima volta furono accolti i nostri primi ricorsi “pilota” con delle istruttorie del Tar.
Ad oggi sono tantissimi i ragazzi coinvolti da questi provvedimenti favorevoli ed è solo l’inizio. Poter ricorrere ed agire a tutela dei propri diritti, come il diritto allo studio, è una possibilità che chiunque deve poter esercitare. Siamo tutti accomunati dall’amore per le professioni che svolgiamo o a cui aspiriamo. Iniziai a studiare Giurisprudenza sulla scia delle imprese di Falcone, Borsellino e Dalla Chiesa. Uomini di cui studiai le gesta, raccontatemi poi dal mio amico e maestro Ferdinando Imposimato, unitamente alla vicenda della loro morte e di quella di suo fratello Franco, assassinato per mano della Banda della Magliana.
Per questo abbiamo pensato reali tipologie di ricorsi: il maxi collettivo a 15 euro e i semicollettivi da me suddivisi per lo stesso costo di 15 euro, radunando i ricorrenti per gli Atenei dove vi erano state maggiori irregolarità come nel caso di Tor Vergata, Sapienza, Sun, Federico II, Salerno, Pisa, Milano, Catania, Messina e Bari. Suddividendoli a loro volta in diversi e compatibili gruppi, tra diplomati e non diplomati, includendo motivi aggiunti, già avviati per molti di questi Atenei, pubblici proclami e tanto altro. Quello che è stato chiamato “l’esercito dell’UDU”, oltre cinquemila persone che hanno deciso di sfidare lo Stato italiano portandolo nelle aule del Tribunale.
Il lavoro quotidiano da parte mia, di tutto lo studio e dei miei Partners, quella che con orgoglio chiamo la più grande squadra di sempre, è di completa dedizione nei confronti di tutti i ricorrenti, indistintamente se si è ricorrenti del maxi collettivo o dell’individuale. D’altronde, come ci ha insegnato l’esperienza passata, sin dal 2007, i ricorsi sono l’uno collegato all’altro e la tipologia di ricorso non è sempre determinante ai fini della decisione. L’uno ha bisogno dell’altro, così come ciascuno di voi, per vincere, ha bisogno dell’altro; nello stesso modo ciascuno di voi avrà bisogno dell’altro nelle operazioni di equipe. Dall’universale al particolare e viceversa, uniti in un unico disegno le cui trame sono destinate a sconfiggere il numero chiuso.
Ho avuto l’onore di difendere e di vincere il primo ricorso collettivo per gli studenti extracomunitari, che decisero di ricorrere insieme senza distinzioni di razza e colore della pelle, decisero di rompere il loro muro uniti dalle passioni e dalla voglia di studiare e potersi conquistare il loro futuro. Si aggiunsero ragazzi israeliani e palestinesi, tutti convinti che lo studio potesse diventare anche opportunità di apertura verso l’altro, perfino quando l’altro ti ruba la terra o la vita stessa. Il loro riscatto, la loro opposizione ad una delle più tremende guerre era ed è rappresentata dal nostro ricorso, una nuova occasione di pace per distruggere uno dei tanti numeri chiusi che vogliono dividere. Quel ricorso fu un percorso per tutti noi, soprattutto per me. I ragazzi avevano appena passato tre anni nell’esercito, palestinesi ed ebrei, avevano una prima regola da rispettare, non si abbandona mai un compagno sul campo di battaglia.
Duemila persone, Federico II, Bari, Tor Vergata, Messina e tanto altro, donne e uomini dei nostri maxi ricorsi Udu saranno da noi avvertiti ad uno ad uno e non abbandoneremo mai gli altri nostri compagni di viaggio e di battaglia. Battaglia che non finirà sino a quando l’ultimo dei nostri ricorrenti non avrà il suo provvedimento positivo e sino a quando non sarà eliminato il numero chiuso.
Ho sempre creduto che la possibilità di accedere al sistema giustizia debba essere data a tutti coloro a cui viene negato l’accesso, indipendentemente dalla situazione economica di appartenenza. Ed è per questo che, dopo i primi “piloti” dei ricorsi individuali che hanno aperto le prime brecce nel muro, “le danze” si sono aperte con quattro Maxi ricorsi.
Ad oggi sono stati “sparati” tutti i ricorsi, il maxi collettivo, i semicollettivi e gli individuali sono tutti in attesa di essere decisi in un periodo che va dal 4 agosto al 9 settembre e comunque prima dell’inizio dell’anno accademico fissato per il primo ottobre.
È vero, il Ministero potrebbe fare appello da un giorno all’altro, ed è per questo che abbiamo scelto di partire dalle nostre “testuggini”, auspicando di resistere concretamente al Consiglio di Stato, proteggendo il nostro imminente collettivo, e consentiteci di affermarlo, anche tanti altri ricorsi da noi non patrocinati che auspichiamo seguiranno la nostra scia come da sempre e giustamente avviene. Perché crediamo che il “processo”, debba produrre sapere, conoscenza, mediante una ricerca delle verità da raggiungere mediante l’argomentazione e il dialogo con tutti e giungendo alla proposizione di modelli alternativi. Modelli alternativi ultimamente abbandonati dai nostri Governanti, incastratisi in un meccanismo di chiusura a crocette che ingabbia le menti e obnubila le coscienze dei cittadini, ma che dovranno necessariamente essere considerati per il nostro ben – essere collettivo.
E se vi sarà l’appello? Sarà l’ultima prova di una risposta insufficiente in termini culturali e politici del Ministero dell’Istruzione e delle nostre Università dinanzi ad un sistema che colpisce tutto e tutti, dinanzi ad un sistema che sta implodendo su se stesso, che chiude in Italia per aprire poli albanesi all’estero, e di cui sino ad oggi si è scoperta solo la punta dell’iceberg.
Noi riteniamo che non vi siano motivi per avanzare appello al Consiglio di Stato. Il Tar del Lazio ha definitivamente accolto la nostra tesi sull’ammissione soprannumeraria e sul risarcimento del danno in forma specifica. In poche e semplici parole, il concorso pur se viziato è stato fatto salvo e i ragazzi collocatisi in posizione utile non rischiano alcunché.
Ieri sono già piovute le prime critiche ai ragazzi dell’Unione degli Universitari. Forse qualcuno lamentava che non trattavasi di provvedimento definitivi (che arriverebbe dopo mesi e mesi o a corso già finito), o, come meglio dichiarato da alcuni della controparte, non vi è stata ancora la pronuncia del Consiglio di Stato. Ma intanto questo giorno è nostro e come risposero nel 1973 gli studenti del Politecnico di Atene, asserragliati nell’Università, all’esercito dei Colonnelli che aveva loro ordinato di deporre le armi: “venite a prenderci!” Molon labè, lo stesso grido che Leonida urlò a Serse alle Termopili quando voleva imporre di consegnare le armi: venitele a prendere!.
I momenti più felici della società occidentale sono stati quelli del dissenso. L’aperta sfida di uomini come Copernico, Galileo, Newton, Darwin, Einstein ha capovolto sistemi che apparivano immutabili, spianando la via verso il progresso. Dissensi in un conflitto tra deboli e forti, tra chi vuole rinnovare e chi intende preservare. Ma dopo tanti anni di battaglia condotta su un piano culturale e processuale non siamo più soli a pensare che il Numero chiuso sia ingiusto e che vada eliminato. Anche perché ostacola la nostra felicità, felicità che possiamo provare solo facendo quel per cui si è nati, seguendo le proprie inclinazioni, donando alla società umana qualcosa di straordinario che nessun altro potrà mai esprimere.
Come ha osservato l’economista olandese Sander Tideman: «La nostra cultura occidentale ha definito il ben-essere e la stessa ragione di vivere, in termini puramente materiali. Noi abbiamo bisogno di un modello che abbracci la totalità della vita, che si basi cioè sulla realtà immateriale includendo le emozioni, i sentimenti, l’acqua, la terra, la luce del sole, tutti quei valori più delicati che non fanno la loro comparsa negli attuali modelli economici». Sarebbe opportuno passare, come hanno fatto nel Buthan, dal PIL (Prodotto Interno Lordo) al FIL (Felicità Interna Lorda). Dobbiamo recuperare i sentimenti, l’analogia, uscire dagli schemi del test, abbandonare tutta quell’esigenza di logica che impongono i test di selezione. Chi ha mai detto che gli uomini migliori siano improntati dalla logica? I più grandi della Storia erano analogici e scoprivano l’impossibile proprio perché travalicavano ogni logica. “Folli” come Michelangelo, Leonardo, Dante, Virgilio. Pur avendo i mezzi per spaziare, ci chiudiamo sempre di più e, come sosteneva quell’umanissimo Chaplin ne Il grande dittatore: «Pensiamo troppo e sentiamo poco».
Per alcuni non sono più tempi per avere diritto ad essere felici, ma ritengo che ognuno di noi abbia ancora “diritto alla speranza”. «Imparare a sperare», come diceva Ernst Bloch. Una speranza non rinunciataria che allarga gli uomini invece di restringerli e che non si sazia mai di sapere. E se il pollice alla fine di questa tremenda battaglia sarà verso? Così sia. Perché chi decide di lottare può anche perdere, ma chi non lotta ha già perso.
Concludo salutando e ringraziando Voi e tutti coloro, nessuno escluso, senza i quali questa battaglia non sarebbe stata mai possibile. In particolare ringrazio con sincerità
l’attuale Esecutivo Nazionale dell’Unione degli Universitari, ovvero il mio grande amico Gianluca Scuccimarra, il delegato al numero chiuso Alessio Portobello, la nostra Responsabile dell’Organizzazione, Greta Chinellato, il nostro Responsabile del diritto allo Studio Jacopo Dionisi, per tutta la passione e tenacia e il grande impegno profusi;
tutta la mia squadra di “terribili” e grandi avvocati Avvocati Silvia Antonellis, Umberto Cantelli, Gianluca Di Stefano, Riccardo Aiello, Gloria Amorosi, Francesca Carcano, Francesca Maria De Lorenzo, Tiziana Dell’Armi, Carmela Errico, Francesco Giglioni, Claudia Lamonica, Sebastiano Maugeri, Roberta Nardi, Alexandra Orso, Claudia Palladino, Marco Pellegrino, Martina Raffaele, Lorenzo Regini, per la professionalità e serietà con cui hanno condiviso questa battaglia;
il mio primo compagno d’armi, Santi Delia e i suoi ragazzi, amici nella vita e nella battaglia;
il collega Cristiano Pellegrini Quarantotti, anche lui vincente ed apripista con noi alla precedente camera di consiglio;
tutte le sedi locali dell’Unione degli Universitari, gli iscritti e i non iscritti, tutti instancabili ragazzi con cui lottiamo per i diritti degli studenti affinché diventino realtà;
tutte le associazioni e comitati contrari all’accesso programmato, i loro responsabili, i loro avvocati e i loro ragazzi;
tutti i ragazzi contrari al numero chiuso e a cui è stato negato il diritto di studiare, i ragazzi che scrivono su Facebook, invitando tutti all’Unione tra gli Universitari, ad un confronto e ad una collaborazione per raggiungere i nostri comuni obiettivi.
Un saluto anche a tutti coloro che non condividono le nostre idee, perché anche verso di loro deve essere rivolto il nostro impegno e la nostra azione, ma soprattutto a Voi cari ragazzi e miei ricorrenti che ancora una volta ringrazio di cuore. Grazie per l’onore che mi avete concesso nel rappresentarVi e difenderVi.
Michele Bonetti
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