In prossimità del test di professioni sanitarie, che si terrà domani , e dei test per i corsi a numero programmato previsti nelle prossime settimane, la Ministra Giannini, dopo mesi di silenzio ha ribadito la volontà di rivedere il sistema dei test d’ingresso annunciando, inoltre, il tavolo di confronto con noi studenti che attendiamo dalla primavera scorsa.

In un Paese in cui l’Università vive una situazione di estrema emergenzialità si continua a parlare per spot anziché pensare ad un vero piano di investimento che rimetta al centro l’istruzione, rendendo l’università un luogo aperto a tutti.
In Italia, infatti ormai, sono più del 57% i corsi a numero programmato e continuano ad aumentare di anno in anno: la dimostrazione che il dato costituzionale per cui l’istruzione dovrebbe essere accessibile a tutti è solo rilevante sulla carta ma non nella realtà.

Gianluca Scuccimarra Coordinatore dell’Unione degli Universitari dichiara “Anche per i test di professioni sanitarie di domani e durante tutti i test che si terranno nelle prossime settimane ci troverete davanti agli atenei italiani distribuendo le nostre guide al test sicuro in sostegno e in difesa di tutte le studentesse e di tutti gli studenti che ogni anno rischiano di non poter realizzare il proprio futuro a causa di prove inique e fallaci, come da anni denunciano le nostre battaglie e i nostri ricorsi. Per segnalare irregolarità prima, durante e dopo i test è sufficiente scriverci, infatti, all’indirizzo ricorsi@unionidegliuniversitari.it.
Crediamo sia fondamentale affrontare il superamento non solo del sistema dei test ma del numero chiuso in generale: il fatto che in Italia i corsi a numero programmato continuino a proliferare (quasi il 60% dei corsi universitari ormai è a numero programmato) è la prova che manca un vero piano d’investimento nell’istruzione che consenta la realizzazione di un’università aperta a tutti così come previsto dal dettato costituzionale.”

Prosegue Alberto Irone Portavoce della Rete degli Studenti Medi “ Ripensare il sistema dei test non è sufficiente: è indispensabile fare un ragionamento strutturato che parta da maggiori investenti sull’orientamento.
Sempre più studenti, infatti, si trovano a scegliere un percorso universitario che poi si rivela sbagliato o scelgono di non andare all’università non avendo comunque ben chiaro cosa scegliere per il proprio futuro. Scuola e Università non sono due percorsi scissi: combattere il calo di iscritti all’università e la dispersione dopo il primo anno di studi parte necessariamente da una riforma del percorso di studi superiore. Fare la riforma dei cicli, insieme ad una seria strutturazione dell’orientamento universitario, da fare nel quarto e quinto anno di scuola superiore, permette una scelta del percorso universitario molto più consapevole e motivata. “

Conclude Scuccimarra “La chiusura dei corsi universitari ha come unico scopo il risparmio, necessità dovuta a tagli che vanno avanti da ormai un decennio, nonché rendere l’università un luogo elitario per pochi privilegiati:
in un Paese il cui numero di laureati è tra i più bassi d’Europa, non possiamo permettercelo.
E’ ora che la politica si faccia carico dell’istruzione e non con spot periodici e misure ex temporanee. E’ ora che la politica pensi a rimettere l’istruzione al centro delle priorità del Paese partendo da un’università aperta a tutti ed eliminando ogni barriera.
Pensare a come eliminare i test non è sufficiente. Pensiamo a come investire, a come aprire i luoghi della formazione, le scuole e le università, a come renderle accessibili, solo così riusciremo a far ripartire il Paese.”

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