Pubblichiamo, accompagnato da un breve commento cui seguirà un analisi più dettagliata, la bozza di Decreto di ripartizione dell’ FFO 2014. Il documento sta circolando in attesa dei pareri obbligatori previsti da parte del CNSU, del CUN e della CRUI.
Rispetto allo scorso anno vi sono novità non trascurabili, sebbene alcuni criteri ed elementi siano ancora incompleti, o non definitivi.
Innanzitutto va segnalato che, per la prima volta dal 2008 il Capitolo di spesa destinato al Fondo di Finanziamento ordinario degli Atenei presenta segno positivo, un incremento di c.a. 300 milioni di euro rispetto al 2013 ( Poco più di 7 Mld, a fronte dei 6,7 Mld del 2013), dovuto principalmente, all’esaurirsi del ciclo di tagli pluriennali previsto dalla Legge 133/2008 e “terminato” lo scorso anno, dallo stanziamento di 150 Milioni di Euro nella scorsa finanziaria e dall’accorpamento nell’FFO di alcuni capitoli di spesa prima conteggiati separatamente.
Tale incremento è più che altro contabile e nominale, e comunque del tutto insufficiente ad incidere realmente in un sistema drammaticamente sotto-finanziato.
Se si sottraggono i fondi accorpati al Capitolo FFO, e al netto di alcuni programmi specifici e trasferimenti vari, le risorse che concretamente si ripartiranno gli Atenei tra quota base, quota premiale e interventi perequativi cresceranno appena dell’1% circa, rispetto allo scorso anno.
Entrando, invece, nel merito della ripartizione si evidenziano alcuni rilevanti differenze nelle modalità di riparto, sia della quota base che della quota premiale, le due voci maggiori componenti dell’FFO:
Quota base
Come ampiamente anticipato dalla Giannini nei mesi scorsi, la quota base di FFO per ogni ateneo, finora sostanzialmente basata sulla spesa storica degli atenei, sarà determinata per il 20% dal Costo standard di formazione per studente in corso.
Dopo 5 anni, dunque, troverà forse prima applicazione quanto la Gelmini previde nella Legge 240 inserendosi allora in una discussione, che in realtà andava avanti da anni, sulla definizione di criteri per la ripartizione dell’ FFO più “oggettivo”, e che, in teoria, prestassero meno il fianco alla perpetuazione di eventuali “sprechi” o sperequazioni.
Ciò che va immediatamente sottolineato è che non è noto, al momento, l’algoritmo in base al quale calcoleranno concretamente il costo standard, e che questo, sempre in base alla 240, sarà definito separatamente, da un Decreto interministeriale del MIUR di concerto con il MEF.
E’ evidente che la definizione concreta del Costo standard è soggetta a numerose variabili e, al netto delle indiscrezioni, è impossibile valutare la portata e gli effetti reali dell’introduzione di questo strumento sul sistema di finanziamento degli Atenei.
Ci limitiamo a esprimere fin da ora, e con forza, la necessità di un coinvolgimento degli studenti nella valutazione di questo decreto interministeriale, vista l’importanza di questo criterio, e la prospettiva che esso vada a crescere gradualmente il proprio peso nella determinazione della quota base, fino a diventarne, probabilmente in pochi anni, la sola variabile.
Quota premiale
Rispetto alla quota premiale, il primo dato è l’aumento del suo peso percentuale dal 13,5% c.a. del totale FFO dello scorso anno, al 18% c.a. di quest’anno (1,215 Mld ). Questo incremento risponde ad un emendamento a firma Gelmini alla LEGGE 9 agosto 2013, n. 98 ( “Decreto del fare”) che fissava la quota premiale almeno al 16% per il 2014, al 18 per il 2015 e al 20 per il 2016. La Giannini, dunque, ha addirittura anticipato la “tabella di marcia” allora proposta dal ex Ministro Gelmini (che peraltro ampliava quanto previsto proprio nella sua famigerata “riforma” 240 del 2009).
Cambiano anche, e significativamente, i criteri di riparto della quota, in buona parte sempre in conseguenza dell’emendamento Gelmini che prevedeva un riparto basato per almeno 3/5 sulla valutazione della ricerca (VQR), e per almeno 1/5 sulle politiche di reclutamento degli Atenei.
Il riparto dovrebbe avvenire dunque secondo questo schema generale:
- 70% sulla base della VQR: valutando l’indicatore finale di struttura della VQR 2004/2010
- 20% sulla base delle politiche di reclutamento: cioè della “qualità della produzione scientifica dei soggetti reclutati”, secondo un altro dei parametri della VQR
- 10% sulla base delle politiche di internazionalizzazione della Didattica: vengono presi in considerazione gli studenti Erasmus, in entrata e uscita,e i CFU conseguiti all’estero
Gli indicatori di valutazione della ricerca rimangono gli stessi del 2013, ma con pesi diversi, dandogli complessivamente più peso, mentre “spariscono”, di fatto, gli indicatori di qualità dell’offerta formativa e dei risultati dei processi formativi, limitati ad un 10% del totale, esclusivamente legato all’internazionalizzazione.
Da un lato, può essere positivo aver dismesso quegli assurdi indicatori della “qualità” e dei “risultati”, che si sostanziavano in un mero conteggio dei CFU conseguiti dagli studenti, totalmente scollegato dalla realtà dei percorsi formativi degli studenti.
Dall’altro si estende fino, sostanzialmente, al 90%, il peso di indicatori legati alla VQR; uno strumento molto limitato e distorsivo, giustamente contestato da ampia parte della comunità scientifica ed accademica.
L’elemento forse più rilevante è, però, l’assenza di un limite all’aumento di FFO per singolo ateneo: mentre negli anni scorsi si fissava per decreto che ogni ateneo non poteva ricevere una quota di FFO maggiore di quella percepita nell’anno precedente, con un meccanismo che portava automaticamente in “pareggio” i pochissimi che “guadagnavano”, quest’anno gli atenei potranno veder crescere il proprio FFO.
Si da continuità ad un meccanismo definito premiale, ma in realtà punitivo, nato con la riforma Gelmini, e volto all’obbiettivo politico di fondo di “scremare” gli atenei italiani, dividendoli in meritevoli e non. Un sistema in cui gli atenei competono per le briciole, rincorrendo affannosamente gli indicatori dell’ANVUR, a discapito spesso della qualità reale dei percorsi formativi e dei servizi per gli studenti.
Clausola di salvaguardia
Si rafforza la clausola di salvaguardia che limita la perdita di FFO per i singoli atenei. Da una perdita massima del 5% dello scorso anno, si passa al 3,5%.
In ogni caso, molto dipenderà dagli indicatori “premiali”, e se fino allo scorso anno la ripartizione era un “gioco” a chi perdeva meno, che scontentava tutti i Rettori; da quest’anno gli atenei “premiati” dalla VQR guadagneranno FFO, legittimando “finalmente” quello schema di concorrenza tanto “meritocratico”, quanto lontano dall’assicurazione di un sistema realmente di qualità, accessibile a tutti, orientato al miglioramento e allo sviluppo complessivo della formazione e della ricerca.
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