Con l’approvazione del Jobs Act qualche giorno fa, modificato da una larghissima maggioranza di parlamentari, non possiamo dire che questo provvedimento venga in aiuto a noi giovani, e più in generale al mondo del lavoro che con la crisi ha subito una battuta d’arresto a cui evidentemente non eravamo preparata e che l’ha reso sempre più precario e privo di tutele.

Alberto Irone, portavoce Rete Studenti Medi dichiara: “Con l’approvazione del Jobs Act, anche se modificato, ci sentiamo privati ancora una volta del nostro futuro: un mondo del lavoro precario e privo di tutele, ecco le uniche certezze che ci prospetta questo provvedimento. Nel nostro viaggio in direzione diritti ci siamo resi conto di quante siano le esperienze in Italia che se ascoltate potrebbero costruire un futuro diverso, un futuro non precario ma fatto di diritti. Siamo stanchi degli slogan, siamo stufi di provvedimenti che gravano sempre e solo sulle spalle di chi è già stato privato dei propri diritti e del proprio futuro: crediamo in un Paese che sia per tutti e non solo per alcuni, un Paese in grado di assumersi le sue responsabilità e fare qualcosa di concreto che abbatta la precarietà non solo lavorativa, ma anche di vita che ormai in troppi vivono. ”

Gianluca Scuccimarra, coordinatore Unione degli Universitari conclude: “Far ripartire il mondo del lavoro rendendolo ancora più precario di quello che è già, oltre a mettere a rischio ulteriormente il futuro di noi giovani, ha come unica conseguenza quella di impoverire sempre di più il tessuto produttivo del nostro Paese. E’ necessario ripartire dall’istruzione e creare nuovi posti di lavoro: ciò è possibile solo investendo e creando tutele sempre maggiori. Noi giovani lo diciamo da anni oramai, siamo studi di dover fuggire dall’Italia a causa della miopia e scelleratezza delle scelte della Politica negli ultimi anni, vogliamo costruire un futuro diverso fatto di diritti, istruzione e lavoro: chiediamo che il Governo riparta da qui, da noi giovani. Per questo saremo nuovamente in Piazza il 12 dicembre durante lo sciopero generale, per costruire un Paese diverso fatto di diritti, se non per tutti per chi?”

 

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