Avviate le procedure per il rinnovo del Consiglio direttivo dell’ ANVUR. Un occasione per un dibattito vero sulla valutazione nel nostro sistema universitario.

Sono state avviate le procedure per il rinnovo del Consiglio direttivo dell’ANVUR, l’organo principale di indirizzo e governo della nostra agenzia nazionale di valutazione. Il consiglio, composto da sette membri tra i quali viene nominato il presidente, ha un mandato di quattro anni, ma il regolamento d’istituzione ha previsto per questo primo mandato una durata sfalsata per alcuni dei membri, dunque quest’anno si rinnoveranno solo 4 degli attuali componenti, Castagnaro, Bonaccorsi, Ribolzi e Kostoris; mentre altri due, tra cui l’attuale presidente Fantoni, termineranno il proprio mandato l’anno prossimo e il settimo è una sostituzione risalente al Novembre 2013 e durerà in carica per un mandato pieno, quindi ancora per 3 anni.

La procedura prevede la costituzione di un comitato composto da 5 persone che avrà il compito di selezionare le candidature che perverranno, riducendole ad un numero tra 10 e 15, tra le quali poi la Ministra nominerà i futuri componenti del direttivo. Le candidature risponderanno ad un bando pubblico di prossima uscita, che sarà aperto per un mese, e possono essere presentate da singoli o anche da associazioni, organizzazioni studentesche ed altre realtà.

E’ previsto che uno dei componenti del comitato sia nominato dal Presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, la cui scelta è caduta su Giuseppe Caputo, ricercatore presso l’ateneo di Palermo ed ex membro del Consiglio Universitario Nazionale.

Riteniamo che la nomina di Caputo rappresenti un fatto assolutamente positivo, innanzitutto perché fa parte di una categoria, quella dei ricercatori, che pur essendo un pilastro fondamentale, per qualita’ e quantita’, della didattica e della ricerca universitaria, viene tenuta ingiustificatamente ai margini dei processi decisionali. Inoltre, da ex componente del CUN, e per la sua attività, ha maturato la necessaria conoscenza del sistema universitario e condivide l’idea che la valutazione debba essere uno strumento finalizzato ad assicurare la qualità della didattica e della ricerca, e non una gabbia burocratica.

Sebbene il comitato non nomini direttamente i componenti del direttivo, il lavoro che svolge è molto importante, perché imposta il bando per le candidature e le valuta, scremandole. E’ fondamentale dunque che questo lavoro sia svolto in modo trasparente, che si dia pubblicità del bando, delle candidature e delle attività di selezione.

Il rinnovo del Consiglio direttivo può e deve diventare, però, soprattutto occasione per un rinnovato dibattito nel mondo accademico e nella politica, su quale sia il senso della valutazione, su quale ruolo assegniamo all’ANVUR, e quale indirizzo il nuovo direttivo dovrebbe dare ad una realtà che ha assunto in questi anni un peso determinante nel nostro sistema universitario, avendo su di se la responsabilità e il potere di determinare, di fatto, la vita o la morte di interi Atenei.

E qui veniamo al punto, il sistema di valutazione nel nostro Paese  è stato implementato con una finalità politica chiaramente espressa dall’allora Ministra Gelmini: valutare per punire, selezionare e ridurre nel numero gli Atenei e contrarre l’offerta didattica complessiva. L’ANVUR è stata creata come “braccio armato” di questo progetto politico, non come un’ Agenzia autonoma che svolge un ruolo tecnico, sul modello delle omologhe europee. Ne è prova il fatto che la nostra agenzia non è stata neanche accreditata dall’ ENQA – European Association for Quality Assurance in Higher Education, l’associazione europea che raccoglie le Agenzie nazionali di valutazione.

E l’ANVUR in questi anni non solo si è resa assolutamente funzionale all’indirizzo politico folle del Governo sotto cui è nata, ma è andata oltre, arrogandosi in questi anni funzioni che non le competono, che spetterebbero invece al Ministero. Di volta in volta nascondendosi dietro al tecnicismo o scaricando le responsabilità sulla politica, la nostra Agenzia è diventata un para-ministero che con i criteri, i parametri, i modelli elaborati e con la selezione dei valutatori, è in grado di condizionare pesantemente le politiche degli atenei e le carriere di docenti, ricercatori e studenti.

E’ evidente, e lo diciamo da tempo, che tutto il sistema necessiterebbe di una riforma, dalle norme sui finanziamenti a tutto il sistema AVA (Autovalutazione Valutazione Accreditamento), ma la stessa ANVUR andrebbe rifondata, rendendola un’ agenzia davvero tecnica, autonoma dalla politica e con meccanismi di maggiore trasparenza e democraticità interna, laddove ora il Consiglio direttivo, nominato dal Ministro, decide tutto nella quasi totale opacità, essendo bilanciato solamente da un Comitato consultivo che non viene quasi mai convocato, reso poco e nulla partecipe dei processi e dotato di scarse possibilità di incidere.

Con questo rinnovo del Consiglio direttivo, il primo, non si potrà certamente riformare l’ANVUR, ma è indispensabile che le diverse realtà che vivono l’Università colgano quest’occasione per rimettere in discussione il sistema, portando dibattito negli Atenei,  dando pubblicità del processo di rinnovo, e proponendo candidature, con l’obiettivo non solo di avere la presenza di candidati validi e che condividono una certa visione della valutazione, ma anche di condizionare il Ministro nella scelte che dovrà compiere.

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