Il 5 Maggio anche noi saremo in piazza contro buona scuola e buona università, e dalle organizzazioni universitarie arriva un documento unitario in sostegno delle mobilitazioni e dello sciopero.
Come Unione degli Universitari insieme alla Rete degli Studenti medi scenderemo in piazza per dire no ai provvedimenti sulla Buona Scuola, per ribadire la nostra totale contrarietà ai metodi che sono stati utilizzati da parte del Governo nella costruzione di questa riforma, gli stessi metodi che vorrebbero propinarci con la Buona Università.
Saremo in piazza a difesa dell’istruzione pubblica: scuola e università non sono in vendita e se il Governo pensa veramente di continuare su questa via ponendo in essere un tentativo di Riforma dell’Università, così come ha fatto per la Buona Scuola, esclusivo e non inclusivo, il 5 maggio sarà solo la prima di tante date di mobilitazione per dire che non possiamo permetterci Riforme del comparto istruzione che trasformano le nostre scuole in aziende, che mettono ulteriormente in dubbio, come fece a suo tempo la Gelmini, il carattere pubblico dell’Università.
Il cinque maggio saremo nelle piazze italiane con i sindacati, ancora una volta accanto i lavoratori, portando le nostre rivendicazioni sull’Università e sulla Scuola, per dire a gran voce che i protagonisti siamo noi e che vogliamo essere ascoltati!
Il percorso sulla Buona Università che ha preso forma a partire dal 26 Febbraio allo ‘YouniversityLab’ e che doveva coinvolgere i diversi soggetti protagonisti quali gli studenti non è il percorso che ci prefiguriamo considerato che si è risolto in un documento esclusivo delle parti sociali e che in pochi hanno avuto la possibilità di leggere. Così la Buona Università come la Buona scuola rischia di risolversi in processo esclusivo e decisionista, in cui l’ascolto degli studenti e della comunità accademica è solo una finta facciata.
Crediamo fermamente che debba essere messo in moto un processo inclusivo e di proposta che coinvolga i protagonisti di scuola ed universitá, in grado di fare proposte alternative a quelle che il Governo vuole propinarci: la direzione sarà sicuramente diversa, non siamo disposti a trattare sul carattere pubblico dei nostri Atenei così come non crediamo in una scuola aziendalista.”
Per questo il 29 Aprile l’udu svolgerà azioni e flash mob davanti tutti gli atenei e il 5 maggio saremo in piazza per lo sciopero unitario della scuola, affianco a studenti medi, docenti, ricercatori e genitori, contro la Buona scuola e la Buona università di Renzi, che tanto buone evidentemente non sono.
Contro il processo in corso di riforma del sistema d’istruzione, con la “Buona scuola” e l’annunciata “Buona università”, si sono espresse unitariamente tutte le realtà universitarie più rappresentative delle varie componenti accademiche, studenti, dottorandi, professori, ricercatori e personale tecnico-amministrativo , condividendo le ragioni degli scioperi e delle mobilitazioni.
Di seguito il documento unitario che abbiamo sottoscritto e condiviso:
INSIEME IL 5 MAGGIO 2015
NO ALLO SMANTELLAMENTO DELLA SCUOLA E DELLA UNIVERSITA’ STATALI
Le Organizzazioni universitarie, rappresentative di tutte le componenti (professori, ricercatori, tecnico-amministrativi, docenti-ricercatori precari, dottorandi e studenti), condividono le ragioni degli scioperi e delle mobilitazioni contro il piano di definitivo smantellamento della natura pubblica e democratica del sistema scolastico italiano.
Nella Scuola si vuole imporre una gestione ancora più verticistica e autoritaria, si ignora il diritto allo studio e alla sicurezza, si promette un reclutamento di docenti che in realtà è un parziale recupero delle cessazioni da turn-over, si intende abbandonare una qualsiasi qualificazione del personale ATA. E tutto questo assieme a un drastico taglio dei fondi di istituto e nel permanere del blocco del contratto nazionale del personale.
L’attacco alla Scuola pubblica è perfettamente in linea con quello contro l’Università, in corso da anni, e che ha come deliberato obiettivo quello di cancellare l’idea stessa di un’Università di qualità, democratica, aperta a tutti e diffusa nel Paese.
La demolizione dell’Università statale sta avvenendo con gli ingenti tagli alle risorse già scarse, l’accentramento esasperato dei poteri a livello nazionale e negli Atenei, la messa ad esaurimento dei ricercatori e il precariato reso ancor più feroce e senza sbocchi dalla legge “Gelmini”, lo svuotamento del diritto allo studio che dovrebbe invece essere garantito anche a chi è privo di mezzi. .
Inoltre la valutazione (mal concepita e peggio realizzata dall’ANVUR che ha commissariato il Sistema universitario) è diventata una clava per controllare, colpire e demolire, piuttosto che uno strumento per aiutare a far funzionare meglio la ricerca e l’alta formazione nel nostro Paese in una logica di Sistema nazionale.
E il peggio per l’Università statale sta per arrivare: con la scusa della sburocratizzazione si punta dichiaratamente all’uscita di questa Istituzione dalla Pubblica Amministrazione, ed è già annunciata l’applicazione del JobAct negli Atenei. Ovvero una ulteriore iper-precarizzazione di quasi tutto il personale docente, compreso quello ora in servizio al momento di un eventuale passaggio di carriera.
L’uscita dell’Università dalla Pubblica Amministrazione, richiesta da anni dalla Confindustria, porterebbe al rafforzamento ulteriore del potere dell’ANVUR e dei Rettori sulla didattica, sulla ricerca e sul reclutamento, le carriere e la retribuzione dei docenti, differenziando totalmente gli Atenei l’uno dall’altro.
L’obiettivo finale è quello di ridurre a pochissimi gli Atenei “veri”, quelli che svolgono didattica e ricerca, emarginando o cancellando tutti gli altri. E tutto questo nella direzione di un uso ancora più privatistico delle risorse pubbliche concentrate in poche mani.
Si tratta di un progetto dannoso per l’intero Paese che con la cancellazione dell’Università statale perderebbe un pilastro fondamentale del suo sistema democratico.
Un progetto che – come già avvenuto nella Scuola – si sta perseguendo con quella che fino ad ora è risultata essere la farsa di una Consultazione pubblica, una finzione con la quale si tende a far meglio digerire un programma già scritto e messo in atto da anni e che ancora una volta sarà applicato dal Governo di turno, se una grande e tempestiva mobilitazione dell’Università e dell’Opinione pubblica non lo impedirà.
ADI, ANDU, ARTeD, CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, CONFSAL-CISAPUNI-SNALS, CoNPAss, CRNSU, Federazione UGL Università, FLC-CGIL, LINK, RETE29Aprile, SNALS-Docenti, UDU, UIL RUA
continua a leggere
Post collegati
Tagli alle università, dopo la Crui anche il Cnsu boccia il Governo sul Decreto FFO. Servono almeno 700 milioni solo […]
Negli ultimi anni, il numero di studenti universitari fuorisede in Italia è cresciuto esponenzialmente, arrivando a rappresentare quasi la metà […]
Dilaganti i casi di molestie e violenze negli atenei: l’inchiesta “La tua voce conta” alla Camera È drammatico il dato […]