Il 22 maggio si è svolta a Roma la quattordicesima adunanza del CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), totalmente incentrata sulla scrittura del parere relativo allo schema di decreto del Fondo di Finanziamento Ordinario 2015.
Partendo dalla bozza del gruppo Udu – Liste Indipendenti, il testo definitivo è scaturito da un confronto serio tra tutti i gruppi presenti ed è stato approvato all’unanimità, dimostrando una comunanza di visione dell’attuale situazione in cui versa Università italiana.
Il parere è molto lungo e approfondito, frutto di un lavoro attento e puntuale che è partito dall’analisi di tutti i punti contenuti nello schema, sollevando per ognuno di questi diverse criticità. Tra queste, senza dubbio le principali sono il taglio di 87,4 milioni al FFO, l’aumento del peso della quota premiale da 18% al 20% e la sua ripartizione in base a indicatori inadatti, come quello che valuta i risultati formativi basandosi sul numero di studenti in corso che durante l’anno 2013/2014 hanno sostenuto almeno 20 crediti formativi, oltre alla diminuzione del parametro sull’internazionalizzazione della didattica da 10% al 3% e il fatto che prende in considerazione solamente il numero di studenti Erasmus e di crediti conseguiti all’Estero.
Alcune delle criticità che sono state evidenziate sono contenute anche nei pareri del CUN e della CRUI, come ennesima prova del difficile e problematico stato dei nostri Atenei. Per questo, come proposto dal gruppo UdU – Liste Indipendenti, nella prima parte del parere si sottolinea che: “Tale decreto evidenzia, ancora una volta, una visione strategica del settore dell’Università e della Ricerca non condivisa da questo Consiglio, in quanto inadeguata al rilancio economico e sociale del Paese. Un settore ancora profondamente in crisi rispetto al quale non si riscontra, nelle politiche del Ministero e del Governo tutto, una reale inversione di tendenza. Questo è confermato dall’ennesimo taglio ai finanziamenti, dalla conservazione di un sistema di finanziamento punitivo e privo di reali meccanismi incentivanti e dalla totale instabilità degli indicatori che variano da un anno all’altro.”
Ora, dopo tre pareri ricchi di criticità, la palla torna al Ministero dell’Istruzione, cui chiediamo un passo indietro sul decreto ed una sostanziale riscrittura dei criteri di riparto dei fondi a partire dalle proposte degli studenti e del mondo universitario. Se questo non accadrà l’università italiana rischia di precipitare ancora di più in un baratro senza fondo. Come studenti non possiamo accettarlo e siamo pronti a dar battaglia non solo negli organi istituzionali ma anche negli atenei e nelle piazze italiane.
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