Presentata oggi presso l’Università Bicocca di Milano il XVII Rapporto Almalaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati. Il quadro che ne emerge è di un Paese con un forte ritardo nell’istruzione universitaria, che non valorizza la conoscenza e che finisce per penalizzare significativamente chi proviene da contesti socio-economici meno favoriti.
Dichiara Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell’unione degli universitari: “Dall’indagine Almalaurea emerge chiaramente come il nostro Paese investa troppo poco nell’università, con un costo per laureato che è circa la metà di altri Paesi europei come Francia, Germania, Spagna e Svezia e una percentuale ancora bassissima, appena il 22%, di giovani laureati tra i 25 e i 34 anni. Questa politica porta a squilibri e disparità molto forti anche nell’ingresso lavorativo: sebbene la laurea rimanga uno strumento utile a trovare lavoro, con prestazioni occupazionali nettamente migliori dei diplomati, si evidenzia che i laureati provenienti da contesti familiari e sociali svantaggiati hanno più difficoltà di inserimento, retribuzioni molto più basse e sono molto esposti a lavoro precario e irregolare, entrambi in crescita. In questo senso è rappresentativo il dato che la zona del Paese in cui si è studiato pesa molto di più sulle possibilità occupazionali della regolarità negli studi e che la famiglia di origine determina ancora fortemente il successo formativo e lavorativo. I dati che raccoglie Almalaurea mostrano anche un mercato del lavoro che non premia la conoscenza e le competenze specifiche: abbiamo molti meno impiegati in professioni ad alta specializzazione della media UE, sintomo di un sistema produttivo arretrato che non punta sull’innovazione e si basa su sistemi aziendali e di management familiari”
Conclude Scuccimarra:” Al contrario di quanto sostengono ripetutamente noti opinionisti sulle pagine dei principali quotidiani nazionali, il problema non sono l’inefficienza, l’eccesso di laureati o l’incapacità dell’università a formare competenze spendibili, ma la volontà politica di investire davvero nell’istruzione superiore e nel rinnovamento del sistema produttivo. Le scelte politiche miopi compiute in questi anni sull’università, si riflettono nello sviluppo economico del Paese e accentuano in maniera drammatica le diseguaglianze, con una mobilità sociale ormai inesistente. Il Governo farebbe bene a leggere con attenzione l’indagine Almalaurea, ne trarrebbe gli elementi per comprendere che è indispensabile tornare ad investire nei nostri Atenei, nella formazione post-laurea e in un sistema di diritto allo studio che consenta davvero di ridurre le disparità sociali e perseguire le pari opportunità per tutti gli studenti. E’ anche da questi obiettivi che dipenderà la ripresa e lo sviluppo futuro del nostro Paese”.
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