E’ stato reso noto dal MIUR il Decreto di ripartizione dei punti organico per il 2015.
Questo decreto fissa i criteri del riparto e definisce di fatto la percentuale di turn-over spettante ad ogni ateneo, e dunque quanto nuovo personale docente e tecnico-amministrativo potranno assumere a fronte delle cessazioni e dei pensionamenti nel 2015.
Dichiara Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell’Unione degli Universitari: “Ci sono alcune novità nel decreto di quest’anno, in parte annunciate, a partire dall’ innalzamento del turn-over minimo per ateneo dal 10% al 30% e dall’introduzione di un tetto massimo, fissato al 110% del turn-over dello scorso anno. Novità, queste, che livellano leggermente le differenze tra atenei viste l’anno scorso, anche se il tetto massimo così largo è sostanzialmente inefficace ed ha infatti riguardato appena un paio di casi. Resta inaccettabile che oltre al blocco generale del turn-over, ancora fermo al 50%, gli atenei debbano contendersi l’un l’altro le briciole, sulla base di discutibili indicatori di stabilità e “virtuosità” finanziaria. Da ormai due anni, infatti, il blocco del turn-over viene calcolato a livello di sistema, mentre gli atenei possono ricevere più o meno punti organico in base alla percentuale di spesa per il personale e ad un indicatore di stabilità economico-finanziaria che penalizza chi tiene le tasse studentesche basse e chi è indebitato, ad esempio per il mutuo derivante dall’investimento per una nuova sede didattica! Il decreto inoltre congela i punti organico relativi al personale tecnico-amministrativo, perché teoricamente destinati al personale da ricollocare a seguito della cessazione delle provincie; con ogni probabilità questa norma creerà problemi di ricambio alle strutture amministrative degli atenei.”
Conclude Scuccimarra: “Ci troviamo di fronte ad una consueta logica distorta di premialità in cui gli atenei perdono punti organico a vantaggio di altri, continuando sulla strada della lenta e inesorabile riduzione dell’offerta formativa, senza alcun riguardo per le esigenze didattiche e di ricerca, ma inseguendo solo una teorica efficienza economica. La realtà è che gli atenei italiani hanno perso 10.000 docenti negli ultimi anni, a fronte di poche centinaia di ricercatori assunti, per lo più precari, è un dissanguamento vero e proprio. Con il sistema dei punti organico stiamo perdendo interi settori scientifico disciplinari e rafforzando quelle baronie di ateneo che tanto si dice di voler combattere e che invece sguazzano nella lotta per l’assegnazione dei punti organico. A rimetterci come al solito sono gli studenti, i precari e la qualità della didattica e della ricerca. Lo diciamo chiaramente: qualsiasi riforma dell’università che non cancelli alla radice questi meccanismi punitivi, insieme all’intero impianto della Gelmini, sarà un fallimento in partenza, cui gli studenti si opporranno fermamente”.
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