Si è tenuto oggi 8 ottobre l’incontro tra MIUR e Ministero della Giustizia, annunciato già nei giorni scorsi da numerosi articoli di giornali, riguardo la riforma del corso di studi di Giurisprudenza. Le varie proposte emerse finora prevedono una riforma portata avanti su due binari paralleli: da un lato un corso 3+2, che prevede una diminuzione dei CFU vincolati dalle previsioni nazionali e un biennio finale più specialistico durante il quale lo studente potrà creare un proprio percorso; dall’altro un modello 4+1, sponsorizzato dagli Ordini Professionali, che introduce l’ultimo anno di specializzazione a numero chiuso, durante il quale gli studenti potrebbero anticipare 6 mesi del praticantato forense.
L’Unione deli Universitari si è sempre battuta per un’università realmente accessibile a tutti, per questo rigetta con forza ogni ipotesi che preveda un numero chiuso o programmato, a maggior ragione alla luce dei recenti dati che vedono un crollo preoccupante degli iscritti all’università nel suo complesso, e a giurisprudenza in particolar modo.
Inoltre, il modus operandi messo in campo dal MIUR risulta estremamente limitato, non prevedendo un reale coinvolgimento dei destinatari ultimi di questa riforma: gli aspiranti giuristi. L’UDU chiede, pertanto, che il Ministero si smarchi dalla linea dettata dagli Ordini Professionali, che da sempre premono per una riforma che vada verso il numero chiuso o programmato. È urgente, invece, confrontarsi con gli studenti, al fine di dar luce ad una riforma che realmente migliori il corso di laurea in Giurisprudenza, specie dal punto di vista della didattica, senza però andare a limitare la possibilità dei singoli di scegliere il proprio futuro.
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