Dal 16 al 18 Ottobre alla Sapienza avrà luogo “Maker Faire”, una fiera dell’innovazione estremamente conosciuta a livello internazionale, tanto da riuscire ad attrarre 1.5 milioni di persone dalla sua data 0 nel 2006. La fiera presenta al suo interno un programma vario e anche di un certo interesse, tra workshop, seminari, conferenze, esposizione di progetti, e via dicendo. A prima occhiata sembrerebbe un degno spettacolo, purtroppo, però, noi dei quadri siamo abituati a guardare anche la cornice.
Cosa prevederà Maker Faire per il nostro Ateneo?
In primis la chiusura nei giorni 15 e 16 Ottobre per motivi di sicurezza e allestimento, ciò significa che tutte le attività all’interno della città universitaria verranno sospese, dalla didattica all’accesso alle biblioteche, una situazione ben poco gradevole per gli studenti che dovrebbero avere il diritto ad accedere a questi servizi.
Oltre alla sospensione delle attività, arriva anche la beffa: Maker Faire ha un costo d’ingresso, malgrado abbia come sponsor multinazionali di enorme potenza finanziaria.
Sia gli studenti che i dipendenti dell’Ateneo Sapienza dovranno infatti pagare un biglietto per accedere agli spazi che vivono ogni giorno, ritrovandosi in una situazione piuttosto assurda.
Il Rettorato ha infatti deciso di concedere in affitto a privati tutta l’area della città universitaria per permettere lo svolgimento dell’evento, causando il sostanziale svuotamento del termine “pubblica” che dovrebbe seguire alla parola “università”.
Le criticità di Maker Faire sono tante ed evidenti, e non si fermano alla chiusura dell’ateneo, o al pagamento del biglietto da parte di studenti e personale, non si fermano neppure al gravissimo attacco ai diritti dei lavoratori provocato dalla messa in ferie forzata del personale accademico ed amministrativo, ai quali, questi due giorni di blocco delle attività, verranno appunto scalati dalle ferie complessive guadagnate con il lavoro. La vera criticità di ciò che comporta Maker Faire al nostro Ateneo è di natura culturale, e a questa susseguono gli effetti nel concreto che abbiamo elencato prima.
Cosa intendiamo?
Intendiamo che l’università è pubblica e tale deve rimanere, che non può essere considerata al pari di un capannone in una qualsiasi grande fiera di una qualsiasi grande città. L’università non si affitta e non si svende, perché farlo comporta un grave insulto a un luogo destinato alla trasmissione dei saperi, e una mancanza di rispetto nei confronti di chi in quel luogo destinato alla trasmissione dei saperi ci studia e ci lavora.
Cosa chiediamo?
Gratuità dell’accesso per studenti e personale della Sapienza.
Reintegrazione dei giorni di ferie forzate ai lavoratori dell’ateneo.
Trasparenza sulla destinazione del ricavato economico (i soldi che la Sapienza ha guadagnato dall’affitto dei suoi spazi dove andranno?).
Che rimanga un caso isolato. Riteniamo che sia opportuno il non verificarsi più di eventi privati che creino disagi a chi vive l’università tutti i giorni, che ne determinino il totale blocco e la lesione dei diritti di studenti e lavoratori, nonché ne vietino il libero accesso.
L’università non deve prestarsi alla mercificazione dei saperi e noi ne rivendichiamo il suo carattere pubblico in quanto valore inestimabile per la società tutta.
Per questo motivo e per quelli elencati in precedenza l’UDU Sapienza aderirà alla protesta di Martedì 13 alle ore 12, al pratone della città universitaria in sostegno alla campagna “Maker Faire. Per chi?”.
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