Il nostro Paese ci ha abituato a tantissimi scandali, diciamo che ormai può succedere di tutto. E infatti succede che la più grande università d’Europa, ovvero la Sapienza, venga affittata a privati come un qualsiasi capannone, sospendendo la didattica e ogni altro tipo di attività concernente la vita universitaria per tre giorni in modo da organizzare e svolgere un evento di portata internazionale, escludendo, però, la libera partecipazione a chi questa università la vive tutti i giorni: gli studenti e i lavoratori.
Succede che in Italia gli studenti e i lavoratori debbano infatti pagare un biglietto per entrare in quel luogo pubblico che frequentano abitualmente e succede anche che gli stessi lavoratori vengano messi in ferie forzate indipendentemente dalla loro volontà.
Tutto questo è Maker Faire.
Oggi Venerdì 16 Ottobre alle ore 14:30 gli studenti si sono riuniti davanti all’ingresso principale della Sapienza, in Piazzale Aldo Moro, per chiedere il libero ingresso nella loro università, controllati a vista da un incredibile e spropositato dispiegamento di agenti in anti-sommossa accompagnati da camionette e camion con tanto di idranti.
Alle ripetute richieste degli studenti di poter parlare con qualcuno dell’amministrazione della Sapienza è stato risposto con una carica della polizia, sia frontale che laterale.
Gli studenti sono stati tenuti fuori dalla loro università e dalla loro università sono invece uscite le forze di polizia con scudo e manganello che si sono rapidamente avventate su di loro ferendone diversi e catturandone cinque, il tutto mentre contro agli studenti in fuga veniva sparata acqua con gli idranti posizionati sopra ai camion della polizia dalla parte opposta.
Sembra la trama di un film drammatico, purtroppo invece è tutto vero. Surreale, ma vero.
Come UDU Sapienza non possiamo che condannare le violenze alle quali oggi abbiamo assistito e con forza chiediamo che l’amministrazione dell’Ateneo risponda di questo.
Riteniamo del tutto legittima la protesta studentesca, la quale ha ricevuto una risposta e una repressione che ha dell’incredibile e alla quale noi stessi stenteremmo a credere se non l’avessimo vista con i nostri occhi.
Pretendiamo chiarezza e trasparenza sul quantitativo e la destinazione dei fondi ricavati dall’affitto a privati della nostra università. Esprimiamo,inoltre, la nostra solidarietà a chi oggi è stato ferito e chiediamo il rilascio degli studenti fermati durante la carica.
L’università deve essere un luogo di condivisione dei saperi, non un luogo di repressione e di esclusione nei confronti di chi la vive tutti i giorni.
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