fotoL’indagine Eurostat ci riporta ancora una volta una fotografia allarmante dell’Italia: il nostro paese è penultimo in Europa (sotto di noi solo la Grecia) per tasso di occupazione dei laureati a tre anni dal conseguimento del titolo. Poco più di un laureato su due (52,9%), infatti, trova un impiego, contro una media europea dell’80,5%.

Dichiara Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari: “Questi dati confermano che ci troviamo di fronte ad un sistema produttivo che investe principalmente in settori tradizionali a scarso contenuto di conoscenza e di innovazione, e quindi caratterizzato da scarsa domanda di profili qualificati e di laureati. Al contrario, l’idea che da anni si è affermata nel dibattito pubblico punta il dito contro un sistema universitario accusato di essere incapace di formare professionalità adeguate e, più in generale, di introdurre gli studenti nel mondo del lavoro. La stessa tesi dell’inefficacia del matching di competenze tra sistema d’impresa e università è in realtà funzionale al disegno ideologico di un’università “d’eccellenza”, riservata alla formazione di poche alte professionalità, necessarie al mercato del lavoro”.

Conclude Dionisio: “in un paese che ha il più basso tasso di giovani laureati d’Europa e al tempo stesso uno dei più alti di disoccupazione giovanile, è evidente come si debba innalzare il livello d’istruzione generale e incidere, da un lato, sulle caratteristiche del sistema economico-produttivo che lo rendono incapace di assorbire laureati, e dall’altro investire sull’università pubblica come strumento fondamentale per il rilancio dell’intero paese”.

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