Il Consiglio dei Ministri di ieri ha calendarizzato il Referendum NoTriv per il 17 Aprile, la prima domenica utile secondo quanto stabilito dalla Costituzione. Una decisione scellerata: il Governo ha optato non per la soluzione migliore, ma per quella che meglio risponde alle esigenze “elettoralistiche” renziane.
E’ evidente come Renzi voglia evitare un pronunciamento popolare su questa riforma: lo dimostrano sia il repentino cambio di rotta in Commissione Bilancio, quando fu approvato l’emendamento che di fatto faceva decadere alcuni dei quesiti referendari originari, sia la decisione di queste ore di evitare l’election day.
Lo strumento più facile da utilizzare per il Governo era proprio quello di fissare la consultazione in una data che rendesse di fatto assai complessa la partecipazione e il pronunciamento di moltissimi, lasciando pochissimo tempo per una campagna di sensibilizzazione e di informazione, oltre che elettorale. E così è stato, anche se questo comporterà un mancato risparmio di 300mln circa, in barba ad ogni spending review.
Ieri tantissime organizzazioni, tra cui UDU e Rete, si sono mobilitate sotto Montecitorio per chiedere invano l’election day per due motivi principali: il risparmio che avrebbe comportato per le casse dello Stato e la massima partecipazione possibile che sarebbe derivata dall’accorpamento con le elezioni amministrative. Una mobilitazione rimasta inascoltata.
Ora a noi il compito di mobilitarci nei mesi che ci separano dal 17 aprile, portando ovunque possibile le nostre ragioni, le ragioni di chi vuole un nuovo modello di sviluppo, in direzione opposta a quella tracciata da questo Governo. Saranno poi le urne a dirci da che parte sta il popolo italiano.
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