Come Unione degli Universitari e Rete degli Studenti Medi, lanciamo la campagna “La stagione dei diritti”, con la quale intendiamo promuovere una serie di diritti fondamentali, ad oggi non garantiti, necessari alla definizione e alla tutela della condizione studentesca.
Perché questa campagna? Perché è veramente tempo di opportunità, di equità, di libertà e inclusione, di rappresentanza, di cittadinanza.
Sono queste le cinque principali parole d’ordine che abbiamo scelto per inaugurare una nuova stagione, in cui finalmente gli studenti, medi ed universitari, siano giustamente valorizzati.
La nostra campagna è mirata ad un solo grande obiettivo: i diritti. Per questo, porteremo dentro e fuori le scuole e le università delle battaglie per tutelare i nostri diritti, a partire dalla Carta dei diritti degli Studenti Universitari e da un Nuovo Statuto degli Studenti Medi.
Opportunità perché…
I dati purtroppo dimostrano chiaramente quanto basso sia il riconoscimento nel mondo del lavoro dei giovani con un tasso di istruzione medio-alto. Per questo, riteniamo fondamentale la valorizzazione delle esperienze lavorative che gli studenti svolgono durante i percorsi di istruzione ed il riconoscimento di determinati diritti legati a questa particolare condizione. Sul fronte della scuola, infatti, l’alternanza scuola-lavoro prevista dalla Legge 107 disegna un sistema che rischia di essere fortemente diseguale, troppo schiacciato sulle esigenze delle imprese invece che degli studenti e esposto gravemente a rischi di sfruttamento: è prioritario approvare uno statuto degli studenti in alternanza che fornisca tutele e diritti capaci di garantire l’effettiva valenza e coerenza formativa dei percorsi di alternanza e contrasti ogni possibilità di trasformarli in prestazioni lavorative gratuite e non formative.
Per quanto riguarda gli universitari, ci troviamo di fronte a moltissimi studenti che svolgono attività lavorativa, nella maggior parte dei casi per far fronte alle ingenti spese che ci si trova ad affrontare durante il percorso di studi. Paradossalmente, proprio lo svolgimento di un’attività lavorativa comporta spesso il rallentamento della carriera accademica, in quanto solo in rari casi gli atenei prevedono strumenti e regolamenti che permettono di conciliare studio e lavoro.
Altro problema fortemente sentito dagli studenti è quello dei tirocini curricolari, che si svolgono, molto spesso, nella quasi totale assenza di diritti per gli studenti. Questo fa sì che si faccia un uso distorto di questo strumento, che si traduce in esperienze assolutamente non formative, oppure in vero e proprio mezzo di sfruttamento.
Vogliamo che stage, alternanza scuola-lavoro ed in generale le esperienze lavorative svolte dagli studenti rappresentino delle opportunità: opportunità di dare valore aggiunto al percorso di studio, opportunità di svolgere esperienze realmente formative, opportunità di coniugare le esperienze di studio e di lavoro in modo utile.
Equità perché…
Il diritto allo studio è di fatto un diritto violato nel nostro Paese: si tratta ormai di un privilegio, invece che di una garanzia, come disposto dalla costituzione. Per quanto riguarda le scuole superiori, politiche complessive di livello nazionale che garantiscano il diritto allo studio ancora non esistono e non sono finanziate, perché non esiste ancora una legge quadro nazionale a cui corrisponda un finanziamento pubblico e perché molte regioni non ci investono. Questa mancanza di investimenti pubblici unita alla profonda disomogeneità delle situazioni da regione a regione fa sì che molti studenti siano costretti a determinare il proprio percorso di studi in base alle condizioni economiche della propria famiglia: vogliamo dire che questo è il più grande fallimento dello Stato, una grande ingiustizia e, spesso, un tassello di futuro perso per sempre.
Sul fronte dell’università, ci si trova di fronte ad un sistema che non riesce a garantire, per assenza di fondi, borse di studio a più di 40mila studenti che ne avrebbero diritto; per non parlare dell’impostazione generale del sistema, che coinvolge una platea estremamente limitata di studenti, e che offre servizi che, molto spesso, non sono affatto adeguati a rispondere ai bisogni degli universitari.
Chiediamo che il diritto allo studio sia finalmente uno strumento capace di garantire equità: non ci sarà vera equità finché per ogni scuola e per ogni università non saranno rimossi tutti i numerosissimi ostacoli che ad oggi non permettono agli studenti che le popolano di intraprendere e portare a termine un percorso di studi nelle stesse condizioni
Libertà ed inclusione perché…
L’accesso all’istruzione dovrebbe essere un diritto costituzionalmente garantito, ma purtroppo rappresenta sempre più una chimera. Ogni anno ci confrontiamo con dati sempre più allarmanti per quanto riguarda la dispersione scolastica, fenomeno che assume caratteri drammatici soprattutto al Sud dove si raggiungono picchi del 30%: il nostro sistema scolastico continua ad essere pericolosamente selettivo e non inclusivo.
Sul fronte universitario ogni anno ci troviamo a fare i conti con sistemi di sbarramento all’accesso che impediscono a migliaia di studenti di iscriversi al corso di studi immaginato per il proprio futuro e anche in questo caso la situazione del Meridione è emblematica. Questo avviene anche perché non c’è la capacità di vedere negli Atenei un valore aggiunto per il territorio: la “terza missione” è ancora un qualcosa di estremamente astratto in generale, ed in particolare nelle realtà del Sud, dove spesso non si riesce a valorizzare il potenziale economico, sociale e culturale che un’istituzione come l’Università può dare al territorio.
Non vogliamo che si creino scuole e università di serie A e di serie B, ma piuttosto che si investa in maniera strutturale nell’accesso all’istruzione per dare a tutti uguali opportunità ed eguale qualità: le scuole rappresentano il primo presidio di legalità e di inclusione, specie in contesti marginali e periferici. Vogliamo che si vada verso il libero accesso all’Università, perché ogni studente deve essere libero di determinare il proprio percorso, senza sbarramenti dettati dagli interessi particolari di alcune categorie.
Soltanto attraverso reali politiche di inclusione nei percorsi formativi, gli studenti possono realmente godere della libertà di studiare e di scegliere il proprio futuro.
Rappresentanza perché…
In questa particolare fase storica così complessa i corpi intermedi, come i sindacati degli studenti, sono costantemente sotto attacco: spesso assistiamo a tentativi di delegittimazione del nostro operato nei luoghi dell’istruzione e nella società.
Nelle scuole abbiamo una rappresentanza spesso inefficace e poco incisiva, progressivamente ridimensionata dalle ultime normative nazionali: l’accentramento dei poteri decisionali nelle mani del preside a discapito degli organi collegiali, la mancanza di formazione mirata ai rappresentanti degli studenti e l’assenza di prerogative concrete degli organi studenteschi all’interno dei processi decisionali a tutti i livelli, riportano la nostra scuola indietro di 40 anni rispetto al modello democratico di cui avremmo bisogno.
Nelle università assistiamo ad una progressiva riduzione della possibilità di incidere nei processi decisionali; inoltre la rappresentanza degli studenti è sempre più limitata nel recinto di una componente dovuta, ma pur sempre minoritaria, troppo spesso esclusa dai veri processi decisionali.
Quello che chiediamo è semplice: democrazia attraverso la reale partecipazione della componente studentesca a tutti i processi decisionali di tutti gli organi, perché solo riconoscendo il valore della rappresentanza e della partecipazione si può costruire un modello di istruzione migliore.
Cittadinanza perché…
Gli studenti sono spesso visti come un problema nelle città che ospitano scuole ed università, invece che come una risorsa da valorizzare e una componente della società da tutelare. Al di fuori delle scuole e delle università, sono poche le città in cui gli studenti hanno a disposizione spazi in cui possono svolgere attività, dallo studio ad eventi ricreativi, così come sono poche le occasioni in cui si favorisce la partecipazione degli studenti alla vita sociale, politica e culturale della città.
E’ invece fondamentale promuovere l’integrazione degli studenti con il tessuto cittadino, e questo deve partire da un vero e proprio riconoscimento dello status di studente, che passa non soltanto attraverso un riconoscimento formale, ma da una serie di misure, tra cui, ad esempio, le agevolazioni per trasporti e per l’offerta culturale, e in generale, un impegno fattivo delle amministrazioni locali per una piena realizzazione del diritto allo studio.
Gli studenti possono dare un importante contributo di crescita alla città che li ospita, ma è ora di garantire i diritti che riescano a rendere questo contributo effettivo
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