Oggi si sta svolgendo negli atenei italiani “La Primavera dell’Università”, giornata di discussione sull’università promossa dalla CRUI, la conferenza dei rettori italiani.
Dichiara Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari: “In tutti gli atenei abbiamo preteso che fosse data agli studenti la possibilità di esprimere la propria voce in queste iniziative. In molte università purtroppo, i rettori hanno scelto di escluderci, dimostrando come non vi sia la volontà di avviare una battaglia reale e condivisa con le componenti del mondo dell’università. Anche laddove siamo stati presenti, abbiamo voluto chiedere alla CRUI un cambio di rotta: negli ultimi, infatti, i rettori italiani non hanno mai messo in campo una vera opposizione alle politiche statali di smantellamento dell’università pubblica, legittimando e persino sostenendo gravi provvedimenti su temi fondamentali come il numero chiuso e la tassazione universitaria”.
Conclude Dionisio: “Anche l’atteggiamento tenuto nei confronti delle ultime battaglie condotte dai ricercatori e di quelle per la VQR ha dimostrato lo scarso interesse della maggior parte dei rettori ad impegnarsi per un cambiamento radicale dell’università italiana. In molti casi quelle di oggi sono state iniziative di facciata, volte a nascondere la responsabilità della CRUI in questo processo, che dura ormai da anni, di distruzione dell’università pubblica. Una responsabilità che si è esplicitata nell’assecondare e nell’aver sostenuto le politiche governative, andando nella direzione opposta di difendere la didattica e la ricerca e i diritti delle componenti più deboli dell’università. Siamo convinti che non basteranno di certo le iniziative di oggi a cancellare queste responsabilità e che non ci potrà mai essere nessuna primavera dell’università finché non si ripartirà da un’università pubblica realmente accessibile agli studenti e di qualità. Se davvero i rettori tengono al destino dell’università pubblica inizino a dimostrarlo abbassando le tasse universitarie, eliminando i numeri programmati locali, ribellandosi alla valutazione punitiva dell’ANVUR e sostenendo davvero le ragioni della parte più debole degli atenei: studenti e lavoratori precari”
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