E’ da poco iniziato a Perugia, presso l’aula magna dell’Università, il convegno nazionale dell’ANVUR “Verso una nuova AVA: la proposta ANVUR”. Come Unione degli Universitari siamo stati presenti all’apertura dei lavori con un presidio, per manifestare il nostro dissenso a questa iniziativa.
Dichiara Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari: “L’ANVUR parla di riformare l’AVA, il decreto che disciplina l’accreditamento, la valutazione e l’autovalutazione degli atenei e dei corsi di studio, e, ancora una volta, decide di discutere di temi così importanti per l’università senza gli studenti. Il dm 47/2013 (cosiddetto AVA) ha rappresentato fino ad ora solo un forte incentivo alla proliferazione di numeri programmati, una barriera all’accessibilità e alla possibilità di potenziamento dell’offerta formativa degli Atenei. Tutto questo è avvenuto per via di una logica completamente distorta di valutazione, che si caratterizza nella sua connotazione esclusivamente punitiva e nell’evidente volontà di ridurre il numero gli Atenei e contrarre l’offerta didattica complessiva.
Non è possibile pensare alla valutazione come un pretesto per giustificare l’assenza di un adeguato investimento nel sistema universitario, dirottare le poche risorse verso un numero limitato di strutture di “eccellenza” e tagliare una quantità di risorse crescente alle altre.
E’ necessario cambiare radicalmente prospettiva, invertendo la logica dei tagli all’FFO e ai finanziamenti pubblici, e prevedendo risorse aggiuntive per gli atenei in difficoltà, sia per quanto riguarda la qualità dell’offerta formativa che quella della ricerca, delle strutture e dei servizi.”
Continua Dionisio: “La valutazione così come è prevista ora, è un sistema che fa acqua da tutte le parti, e le recenti proteste sulla VQR, a cui ha addrittura fatto seguito la riapertura dei termini di scadenza della presentazione dei prodotti, sono solo l’ultima dimostrazione. Anche il ruolo stesso dell’ANVUR andrebbe rivisto completamente. L’agenzia è stata creata come “braccio armato” del Ministero, che con i criteri, i parametri, i modelli elaborati e con la selezione dei valutatori è in grado di condizionare pesantemente le politiche degli atenei e le carriere di docenti, ricercatori e studenti. L’ ANVUR andrebbe rifondata, rendendola un’agenzia davvero tecnica, autonoma dalla politica e con meccanismi di maggiore trasparenza e democraticità interna. Chiediamo che la valutazione dell’università italiana si trasformi in un vero processo di assicurazione della qualità, e noi studenti, insieme a tutte le altre componenti più deboli dell’università, fino ad oggi escluse, vogliamo avere un ruolo in tutto questo. Vogliamo una valutazione, ma che sia buona, e senza studenti non può esserlo”
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