fisco-2015-06-prestiti-onore-universitari-bigUn articolo del Sole 24 Ore di oggi riporta che negli Stati Uniti il debito degli studenti nei confronti delle banche, contratto per affrontare la carriera universitaria ammonta a 1320 miliardi di dollari, con un aumento del 13% dal 2012 ad oggi.

Dichiara Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari: “Nonostante nell’attuale campagna elettorale per le primarie il tema sia stato sollevato da più parti, la lotta degli studenti statunitensi per rivendicare il diritto allo studio e la cancellazione del debito studentesco è inascoltata da tempo. Ad oggi, l’amministrazione USA sta lavorando in una direzione di semplice alleggerimento dei prestiti e non verso una conversione del sistema dei prestiti in vere e proprie borse di studio. Oltre ad aver creato una bolla finanziaria di dimensioni considerevoli, lo strumento del prestito per gli studi si è dimostrato inefficiente e lesivo di ogni diritto di libertà d’apprendimento degli studenti: non è pensabile che uno studente, conclusa la carriera universitaria, si ritrovi a dover pagare, con alti interessi, un debito contratto per poter studiare”.

Conclude il coordinatore dell’Udu: “Queste notizie dovrebbero anche far riflettere sulle proposte che in Italia sono spesso state avanzate negli ultimi tempi in merito al potenziamento dei prestiti d’onore: questo mezzo non può in alcun modo essere considerato uno strumento di diritto allo studio. E’ inconcepibile, nonché lesivo dei principi costituzionali, che le fasce di popolazione più deboli, che, data l’inefficienza del diritto allo studio italiano, si troverebbero ad essere i principali fruitori di questo strumento, si trovino a dover affrontare, appena terminati gli studi, il fardello di pesanti debiti. Una situazione del genere, oltretutto, risulta ancora più insostenibile se si considerano i gravi problemi occupazionali che coinvolgono i giovani laureati nel nostro paese. Pensare al potenziamento nei prestiti d’onore significa nascondersi dietro ad un dito e negare le gravi difficoltà del diritto allo studio italiano. Chiediamo un’università veramente caratterizzata dall’equità: il caso americano ci dimostra, ancora una volta, che non investire nel diritto allo studio, e cercare scorciatoie alternative come i prestiti d’onore, è una strategia fallimentare per tutto il Paese”.

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