É uscito oggi il rapporto “Education at a glance 2016”, che descrive lo stato dell’istruzione nei Paesi OCSE. Anche quest’anno, purtroppo, la descrizione che emerge dell’Italia è disastrosa.
Dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari: “Praticamente per ogni indice, la situazione dell’Italia risulta essere particolarmente negativa rispetto agli altri Paesi OCSE. Partiamo dal primo dato, quello dei laureati. In Italia, nella fascia di età 25-64 sono il 18%, contro la media europea del 27%. Se si restringe il campo alla fascia 25-34, la situazione è addirittura peggiore, sintomo di un ulteriore rallentamento del nostro Paese negli ultimi anni. Ad avere un livello di istruzione terziaria è il 25% della popolazione, contro una media OCSE del 42%. La proporzione dei NEET (soggetti né occupati né inseriti in percorsi formativi) tra i 20 e i 24 anni è aumentata di oltre 10 punti percentuali nell’ultima decade, più che in ogni altro Paese OCSE: l’Italia è ormai maglia nera con un tasso del 27,4%, contro il 14,6% della media OCSE. Purtroppo, niente di nuovo all’orizzonte rispetto alle nostre denunce, anche per quanto riguarda il tasso di occupazione dei laureati che si ferma al 62%, nella fascia tra i 25 e i 34 anni, a fronte di una media OCSE dell’83%”.
Prosegue Elisa Marchetti: “Nonostante la crisi, rispetto al 2008 nei Paesi OCSE la spesa pubblica è cresciuta in media del 22% per quanto riguarda l’educazione terziaria. In Italia, invece, la spesa pubblica nazionale è scesa del 10% in seguito all’entrata in vigore della legge n.133/2008, che ha permesso, tra le varie misure, di incrementare il numero di studenti per docente e di tagliare i finanziamenti. La spesa totale sull’educazione (dalla scuola primaria all’università) in rapporto al PIL si attestava quindi al 4% nel 2013, ben al di sotto della media OCSE che si attestava al 5,2%. La spesa pubblica in Istruzione e Università in Italia è infatti scesa del 14% tra il 2008 e il 2013 portandoci in ultima posizione per spesa pubblica in educazione terziaria in rapporto al PIL (1%), a fronte di un aumento della spesa privata nello stesso periodo del 21%. Va sottolineato che non si tratta semplicemente di un riflesso della contrazione della spesa pubblica in generale, ma di precise scelte politiche in merito alle priorità di spesa: in media i tagli relativi agli altri servizi pubblici sono stati infatti inferiori al 2%.”
Conclude la coordinatrice dell’UDU: “Secondo il rapporto, solo uno studente su cinque è beneficiario di forme di sostegno, nonostante le tasse universitarie siano le none più alte tra i Paesi di cui sono disponibili i dati. In realtà, teniamo a precisare che i dati al 2013 forniti dall’Osservatorio per il diritto allo studio del Piemonte ci dicono che solo il 10,9% degli iscritti risulta idoneo a ricevere una borsa di studio, mentre solo l’8,2% è effettivamente beneficiario a causa della insufficienza dei fondi. Al di là dei singoli dati, ciò che conta è anche secondo l’OCSE il sottofinanziamento (il rapporto parla più genericamente di “meccanismo di finanziamento”) del diritto allo studio rappresenta in modo evidente una “ulteriore barriera” all’educazione di terzo livello. Riteniamo che un’immediata inversione di rotta non possa più essere rimandata. Servono subito un ampliamento del finanziamento ordinario del sistema universitario e misure specifiche e straordinarie per rilanciare il passaggio tra la scuola superiore e l’università, sostenere gli studenti più bisognosi durante il percorso universitario, riassorbire i NEET in percorsi formativi e tramite politiche attive del lavoro, per riattivare la mobilità sociale e ridurre le enormi disuguaglianze che affliggono il nostro Paese”.
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