Iniziano oggi a circolare le prime bozze della legge di bilancio 2017: presenti non poche novità nel testo dello Student Act rispetto a quanto anticipato nei giorni scorsi dal Governo. Le più importanti novità sono contenute agli articoli 37 e 38 della bozza, riguardanti la contribuzione studentesca e gli enti per il diritto allo studio.
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Nella bozza di legge di stabilità che è iniziata a circolare oggi abbiamo trovato molte sorprese che il Sottosegretario Faraone non aveva presentato negli incontri avuti e nelle conferenze stampa fatte sullo Student Act. Si tratta di modifiche sostanziali che avranno effetti devastanti sulla contribuzione studentesca. Stando alla bozza pubblicata da Quotidiano Sanità, sarà abolito il DPR 306/1997 con il quale veniva fissato il tetto del 20% per la contribuzione studentesca. Abbiamo sempre criticato questo tetto per il modo in cui è stato applicato nel contesto del finanziamento statale degli ultimi anni, chiedendo di intervenire e di modificarlo, ma abolirlo del tutto non è certo una soluzione. Significherebbe liberalizzare totalmente le tasse universitarie per gli ISEE sopra i 25mila euro. Inoltre per gli studenti fuoricorso che rientrano nella fascia calmierata è previsto un aumento del 50% rispetto all’importo dovuto e comunque non inferiore ai 200€. Infine non è previsto alcun vincolo per la tassazione di studenti provenienti da Stati extra UE, lasciando libertà assoluta agli atenei: bel modo di attrarre studenti dentro e fuori l’Italia”.
Continua la coordinatrice dell’UDU: “A questo punto ci sembra evidente come l’istituzione della No Tax Area contenuta nello Student Act rappresenti una misura spot, che non va assolutamente nella direzione auspicata. In un momento storico in cui sempre meno famiglie possono permettersi di mantenere agli studi i propri figli, non si può intervenire in maniera scellerata su un tema così delicato, consentendo l’aumento senza limiti della tassazione per famiglie con reddito superiore alla soglia dei 25.000. Il tutto considerando anche come incide il nuovo calcolo ISEE, il quale nell’anno passato ha già dimostrato come a parità di reddito moltissime famiglie hanno visto aumentare il proprio ISEE.”
Prosegue Marchetti: “Inoltre all’articolo 38 comma 2 viene previsto l’obbligo per le Regioni di istituire enti unici per il diritto allo studio entro 6 mesi dall’approvazione della legge di stabilità. A tali enti verrà poi dato direttamente la quota spettante di Fondo Integrativo Statale. Nonostante questa possa essere una misura positiva nel suo intento di evitare che le Regioni trattengano nei propri bilanci i fondi al diritto allo studio senza distribuirli come purtroppo più volte avvenuto e per favorire un’omogeneità territoriale, è del tutto evidente che il Governo non si rende affatto conto delle ricadute che avrebbe sui territori un modello calato dall’alto in così breve tempo. Inutile ricordare poi come ogni territorio abbia delle peculiarità tali per cui tale percorso sarebbe drammaticamente complesso e forse impossibile in soli 6 mesi: di fronte alla probabilissima situazione di caos che si andrebbe a generare i primi a pagarne le spese sarebbero nuovamente gli studenti. Su questa misura è quindi necessaria estrema cautela e soprattutto condivisione”.
Conclude l’UDU: “Ancora ci troviamo davanti a scelte scellerate del Governo sia da un punto di vista di merito che di metodo. Quale doveva essere il senso dell’incontro sullo Student Act avuto con il sottosegretario Faraone se la legge di stabilità rischia di contenere misure che possono vanificare anche quanto di buono potrebbe essere presente? Ora chiediamo serietà: questa legge di stabilità non contiene né merito né bisogno. Sembra una farsa, vogliamo chiarezza su quanto sarà contenuto nella bozza che sarà presentata al parlamento. Si riapra subito il confronto con gli studenti o siamo pronti a dare battaglia in ogni luogo e in ogni modo possibile: basta continuare a scherzare sul nostro futuro.”
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