La settimana scorsa, con colpevole ritardo, il Governo ha finalmente reso pubblica la legge di stabilità 2017: ora la parola passa al Parlamento, dove possono essere presentati emendamenti fino al prossimo giovedì 10 novembre, prima della discussione e votazione finale. È innegabile come dopo molti anni l’istruzione trovi notevole spazio nel principale provvedimento economico e di bilancio dello Stato, con aspetti, tuttavia, non sempre positivi.
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Per molto tempo ci si è interrogati su come il Governo intendesse occuparsi del mondo accademico, ora abbiamo un quadro sicuramente più chiaro: all’interno della legge di stabilità, è contenuta quella che per Renzi è la “Buona Università”. In questo modo, Renzi, ha evitato di aprire in un momento così delicato un confronto su quella che poteva essere una Riforma assai spinosa e complessa. Infatti, siamo ancora in attesa che venga riconvocato il tavolo di confronto tra il MIUR e le rappresentanze studentesche. Intanto ha presentato una serie di interventi, con qualche luce e molte ombre, che se approvati inciderebbero pesantemente sull’attuale sistema universitario.”
Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi, commenta: “Il quadro sulla scuola espresso dai capitoli di spesa evidenziati continua nel percorso tracciato dalla Legge 107. Si parte dal grande assente di questa legge di bilancio, ovvero il diritto allo studio scolastico sul quale ormai risulta anche inutile qualsiasi discussione sulla delega in bianco su questo argomento che il governo potrebbe mettere in campo. Senza una definizione dei livelli essenziali dei servizi da garantire agli studenti in difficoltà, senza la messa in campo di un fondo per il diritto allo studio che risulta la migliore arma contro la dispersione scolastica, si fa perdere di senso e di efficacia anche a tutto il resto dell’impianto della legge di bilancio, a partire dalle superborse, al percorso di Industria 4.0 di innalzamento delle competenze degli studenti per rispondere al nuovo mercato del lavoro.”
Continua la coordinatrice dell’UDU: “Più volte abbiamo espresso il nostro giudizio sui contenuti principali di questa legge di stabilità. L’aumento di 50 milioni del FIS è per noi un fatto positivo, ma non di certo sufficiente a coprire il fenomeno degli idonei non beneficiari, come promesso dall’On. Faraone. La stessa no tax area, sebbene sia un primo passo in materia di contribuzione studentesca verso quanto chiediamo da tempo, presenta ancora delle lacune: è necessario estendere l’Area fino ai 20.000 ed estendere la fascia per cui è prevista la calmierazione, scollegandole completamente dal “merito”, e rivedere il tetto del 20% nel rapporto contribuzione/FFO in modo che non sia liberalizzato l’aumento della tassazione per tutti gli studenti che non si trovano nelle fasce indicate.”
Continua Manfreda: “Sull’alternanza scuola-lavoro il discorso non cambia. Avevamo già denunciato con l’uscita dei dati del nostro monitoraggio un fattore chiaro: l’incapacità di questa esperienza di essere ancora momento fondamentale del percorso di formazione dello studente, percorso che prosegue in continuità con le lezioni in aula, non un’alternativa da svolgere al di fuori dell’orario scolastico. La decontribuzione sulle assunzioni continua quella logica per la quale l’alternanza ha solo uno scopo occupazionale per i giovani studenti. Si perde così le grandi potenzialità che, un percorso come l’Asl, ha di rivoluzionare la didattica nel nostro paese e, invece, non si pensa ad un rifinanziamento suppletivo che permetta di dare gli strumenti alle scuole, ai professori e ai tanti luoghi dove si svolge questa esperienza di essere fruttuosa per gli studenti, che quest’anno raddoppieranno e il prossimo anno triplicheranno. In ogni caso, la manovra, per il fondo messo a disposizione, continua in quell’ottica di manovra spot perché, verosimilmente, pochi studenti, rispetto al milione che in quest’anno scolastico parteciperanno a momenti di Alternanza, potrebbero usufruirne.”
Prosegue Marchetti: “Continuiamo a essere estremamente critici, invece, per quanto riguarda Human Technopole perché a nostro avviso si esce dai confini della gestione statale della Ricerca, garanzia di autonomia per quanto riguarda obiettivi e finalità della stessa, andando nella direzione di una gestione in partnership pubblico-privata, dove il Ministero competente passa in secondo piano, superato dal Presidente del Consiglio e abbinato al Ministero dell’Economia e delle Finanze per quanto riguarda il solo ruolo di “vigilanza” proposta. Allo stesso modo continuiamo ad essere convintamente contrari alle “Cattedre Natta”: ora anche il Consiglio di Stato si è pronunciato, invitando il Governo a rivedere il provvedimento attuativo, rispettando i principi costituzionali in particolare quello dell’autonomia universitaria. Si evitino misure spot, come pure i finanziamenti ai superdipartimenti, completamente avulsi da una qualsiasi progettualità e anzi stimolatori di un ulteriore conflitto tra tutti i dipartimenti di tutta Italia, e piuttosto si torni ad investire nella ricerca di base, finanziando vere politiche di reclutamento e progetti come FIRB E PRIN.”
Infine Manfreda: “Accogliamo con positività i finanziamenti sul tema dell’edilizia scolastica e la battaglia con l’Europa per farla uscire dal pareggio di bilancio. Rimane un problema urgente, ovvero che è necessario dare, nel momento in cui si prospettano investimenti fino al 2030, l’obiettivo di risolvere definitivamente almeno il grande problema di sicurezza precaria che vivono le tante strutture quotidianamente frequentate da studenti e lavoratori. Inoltre manca un investimento speciale che garantisca a tutte le zone terremotate ma anche a tutte le altre zone ad alto rischio sismico, un investimento ampio e strutturale per la messa completa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici, non possiamo aspettare una tragedia per dover essere portati a fare questo tipo di investimento”.
Concludono Marchetti e Manfreda: “Chiediamo a questo Governo di far sì che il disegno di legge finanziaria presentato sia solo un punto di partenza: è necessario infatti intervenire e correggere tutte le criticità che presenta, in modo da evitare di sprecare ancora una volta l’occasione. Il primo passo deve essere l’eliminazione di ogni misura spot presente, dai 500€ ai neodiciottenni alle “Superborse”: tutti i fondi previsti nella legge di stabilità per tali misure, che troppo spesso assomigliano a mance, devono essere dirottati sui fondi per il diritto allo studio e su misure che rappresentino davvero un investimento strutturale e complessivi nell’accesso e nella valorizzazione della cultura. Chiediamo al Governo di ripartire dall’ascolto degli studenti. Vogliamo un #cambiodiprospettiva .”
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