È stato presentato oggi il rapporto SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno. Ogni anno l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno fornisce una fotografia chiara circa la situazione non solo economica, ma anche sociale e culturale del meridione in un’ottica di comparazione con il resto d’Italia e d’Europa. Il rapporto di quest’anno evidenzia come sia stato compiuto qualche piccolo passo in avanti, ma esiste ancora una situazione di drammatico ritardo.
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Nel rapporto viene evidenziato come il tasso di proseguimento Scuola-Università sia più basso nel Sud (52%) che nel Centro (59%) e Nord (57%). Secondo il rapporto, i principali motivi di questa forma di abbandono sono da ricercare nell’assenza di un modello duale realmente attrattivo e nella storica carenze di fondi che garantiscano un reale diritto allo studio. Infatti nel meridione solo il 52% degli studenti idonei ottiene la borsa di studio, contro il 92% del Nord. Si assiste invece al paradosso per cui nel momento in cui si riduce il Fondo di Finanziamento Ordinario, aumenta il peso della contribuzione studentesca rispetto ai fondi statali. Il confronto diventa impietoso se si sposta il confronto in un’ottica europea: in Italia riceve una borsa di studio solo il 7,95% della platea studentesca (triennale e specialistica) contro il 25% della Germania, il 27% della Spagna e il 35% della Francia; l’Italia eroga le borse di studio più esigue con un valore medio tra i 1.000 e i 3.000 euro: valori estremamente bassi rispetto a Spagna, Francia e Germania che erogano borse di studio mediamente superiori ai 5.000 euro.”
Continua Marchetti: “La situazione non migliora se si considera il passaggio dallo studio al mercato del lavoro. Nei tre anni successivi al diploma o alla laurea trovano occupazione rispettivamente solo il 26,7% e 37,1% dei giovani tra i 20 e i 34 anni del Mezzogiorno. Dati allarmanti se comparati con l’Italia e l’Europa. A questo si aggiunge il fatto che il 7,58% dei giovani meridionali, anche se laureato e occupato, si trova in condizione di povertà: una percentuale più che doppia rispetto ai coetanei del Centro Nord. Inoltre, lo stesso Rapporto SVIMEZ evidenzia come l’esplosione dei “voucher” per il lavoro accessorio rappresenti un duro colpo non tanto per la quantità della crescita occupazionale quanto per la “qualità” del lavoro offerto.”
Conclude la coordinatrice dell’UDU: “Il Rapporto dimostra come l’Italia nel contesto di crisi degli ultimi anni continui ad essere una dei Paesi più lenti nella ripresa. In questo quadro generale, fatto salvo qualche dato positivo relativo alla ripresa dei consumi e degli investimenti anche nel Meridione, rimane evidente come tra i settori in maggiore difficoltà e colpiti dalla crisi ci sia quello dell’istruzione. Negli ultimi sette anni, infatti, ha pesato molto il fatto che i vari Governi abbiano messo in campo politiche di disinvestimento in capitale umano. Continuiamo a chiedere che questa tendenza venga invertita: per rilanciare il Meridione è necessario ripartire da scuola, università e diritti. Solo così si eviterà di spaccare l’Italia, che per anni è andata avanti a due velocità. Investire in istruzione significa rimettere in moto l’ascensore sociale fermo da anni, significa dare un futuro migliore non solo alle nuove generazioni, ma a tutta l’Italia.”
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