stefania-giannini1Oggi Scuola24 riporta in un articolo indiscrezioni secondo le quali è in dirittura d’arrivo un Decreto Ministeriale, relativo all’istituzione di corsi di laurea professionalizzanti, fortemente voluti dalla CRUI con l’obiettivo di riavvicinare mondo della formazione e mondo del lavoro. I presupposti di queste nuove lauree sarebbero numero chiuso, presenza delle imprese nei consigli di corso e titolo non abilitante.

Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Rimaniamo allibiti da quanto riportato oggi da Scuola24 in merito alle nuove lauree professionalizzanti: è evidente come esista un problema sia di metodo, sia di merito. Metodo perché, seppur condividiamo la necessità di rivedere i percorsi di studi per rendere gli studenti più consapevoli del mondo del lavoro, è inconcepibile pensare di intervenire con una simile modifica al sistema universitario senza aver coinvolto gli studenti, ma solo le governance e le imprese. È necessario ribaltare la prospettiva per far sì che le modifiche vadano principalmente incontro alle aspettative degli studenti, ad un’utile revisione del sistema di formazione e non siano unicamente legate alle richieste del mondo del lavoro”.

Continua Marchetti: “Nel merito, poi, siamo profondamente contrari a dei consigli di corso di studi composti in maniera paritetica da docenti e mondo delle imprese: tali lauree, che dovrebbero prevedere all’interno del percorso lunghi periodi di tirocinio, non devono diventare dei bacini da cui le imprese possono prendere illimitatamente lavoratori da sfruttare in termini di orari e retribuzione. Riteniamo inaccettabile che le imprese inserite negli organi collegiali possano determinare le scelte didattiche. Allo stesso modo continuiamo ad essere contrari al numero chiuso. Questo modello ha già dimostrato le proprie lacune nei corsi in cui è già stato applicato: è surreale che il Ministro sia passato nel giro di un anno dalle promesse di superare l’attuale modello di programmazione dell’accesso a Medicina, alla volontà di esportare tale sistema ad altri corsi di laurea. Basta con la vuota retorica del numero chiuso per garantire il merito, abbiamo visto negli anni come il sistema dei test sia servito solo ad alimentare interessi politici ed economici di altri a scapito degli stessi studenti e del sistema universitario tutto”.

Conclude la coordinatrice dell’UDU: “Siamo stati da i primi a chiedere una revisione dei percorsi di studio, in modo che fossero di più al passo coi tempi e con le volontà degli stessi studenti. Se finalmente ora è questa la direzione che si vuole prendere, non si commetta l’errore di escludere gli studenti da questo percorso. Prevedere dei percorsi abilitanti non significa solo rivedere i percorsi di studio aumentando le ore “pratiche” e di tirocinio: significa di fatto prevedere strumenti che rendano gli studenti più consapevoli della sfera lavorativa, affiancando, e non sostituendo, i contenuti formativi del corso e la qualità della didattica , significa riconoscere i diritti che spettano loro, per evitare che finiscano nel tritacarne del mercato del lavoro dove regna la precarietà. Per questo chiediamo da subito il pieno coinvolgimento della rappresentanza studentesca: non è possibile pensare di attuare una simile riforma senza gli studenti!”

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