Poco più di un mese fa il Parlamento convertiva in legge il decreto del Governo che aboliva l’intera disciplina dei voucher e reintroduceva la responsabilità solidale negli appalti. Lo stesso Ministro del Lavoro si era impegnato ad avviare un confronto con le parti sociali per ridefinire la disciplina del lavoro occasionale in modo condiviso. L’abolizione dei buoni lavoro avveniva con lo scopo di evitare lo svolgimento dei referendum sul lavoro già fissati per il 28 maggio. Oggi il Governo, senza alcun tipo di confronto, reintroduce in manovrina i voucher, blindandoli con l’apposizione della fiducia sull’intero testo ed estendendo il loro utilizzo alle imprese sotto i 5 dipendenti. Cambia il nome, PrestO, ma non la sostanza!
La reintroduzione dei voucher sotto falso nome è, nel merito e nel metodo, una scelta da contrastare, soprattutto perché a pagarne le conseguenze più devastanti sarebbero i giovani: condannati a una vita di lavoro povero e privo di tutele, ormai sostitutivo delle forme di introduzione al mondo del lavoro, così come del lavoro stabile. Per non parlare del messaggio che suggerisce questa manovra: quello di un Parlamento non rispettoso degli istituti democratici del nostro paese, pronto a contraddirsi nel giro di qualche settimana al solo scopo di evitare una consultazione popolare che avrebbe inciso pesantemente sulle dinamiche politiche. Non c’è da stupirsi se sempre più giovani prendono le distanze da questo modo di fare politica.
Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio attacco alla democrazia, senza precedenti nella storia di questo paese. Per questo sosterremo e diffonderemo l’appello promosso dalla CGIL per chiedere l’intervento del Presidente della Repubblica, affinché non promulghi questa legge.
A questo si aggiunge che ancora una volta il governo decide di eliminare il confronto promesso con le parti sociali per la definizione di una nuova disciplina e di trascurare le condizioni di centinaia di migliaia di giovani. Se la quasi totalità delle imprese potrà riprendere ad avvalersi di strumenti che di fatto prescindono un vero rapporto di lavoro non cambierà niente. Con la campagna Vogliamo Diritti abbiamo messo in luce in questi mesi la voglia di uscire dalla precarietà e dallo sfruttamento imposti alla nostra generazione. Non ci fermeremo proprio adesso!
Per questo il 17 giugno saremo in piazza con la CGIL per difendere la democrazia e per affermare l’idea che creare lavoro dignitoso sia la priorità del nostro Paese.
Chiediamo un investimento strutturale per la creazione di occupazione e la valorizzazione dei giovani, sempre più spesso costretti ad allontanarsi da questo Paese per mancanza di prospettive lavorative e di vita. Scendiamo in piazza perché crediamo nei valori della partecipazione e della democrazia e non accetteremo in silenzio la svendita del nostro futuro e del nostro diritto ad esprimerci.
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