ANVUR. L’11 luglio 2017 abbiamo appreso mezzo stampa della modifica di oltre 100 file pubblicati sul sito istituzionale dell’ANVUR. In un’intervista, il Direttore dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca, Sandro Momigliano, riconosce il quantitativo di file modificati successivamente alla pubblicazione (avvenuta il 21 febbraio 2017), ma dichiara di ritenere “che il rapporto VQR pubblicato sul sito di ANVUR non sia da considerarsi un atto ufficiale”.
A fronte di quanto rilevato dall’inchiesta giornalistica de ‘Il Fatto Quotidiano’ sono necessarie delle risposte da parte dell’ANVUR e da parte del MIUR: com’è possibile che siano stati modificati i rapporti finali riferiti a 16 aree, ma si ritenga che quanto pubblicato sul sito non sia da considerarsi un atto ufficiale? La trasparenza è un elemento fondamentale, nel momento in cui si parla di valutazione. E lo è ancor più in questo caso, visto che la VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca), oltre che utilizzata per l’assegnazione del 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario (circa 1 miliardo e 400mila euro nel 2016) viene utilizzata sempre più per la ripartizione dei fondi tra le università, a partire dalle nuove assegnazioni destinate ai cosiddetti ‘dipartimenti di eccellenza’, con cui verranno distribuiti ben 271 milioni di euro annui.
Quanto accaduto, a prescindere dagli eventuali chiarimenti, mette in evidenza una criticità che sottolineiamo da anni, assieme a molte altre componenti della comunità accademica: un sistema di finanziamento fortemente basato sulla distribuzione di fondi in base a una valutazione esasperata è sbagliato. Oltre ad aver creato disuguaglianze sul territorio nazionale, ad aver inasprito la lotta all’interno delle comunità accademiche e portato a livelli insostenibili la competizione tra università, è impensabile che una grossa fetta dei fondi universitari venga distribuita premiando una presunta eccellenza in uno scenario di diffusa carenza di fondi. I presupposti scientifici della VQR sono già stati messi in dubbio più volte: ora ne è messa in dubbio anche la trasparenza. È il momento di riportare la valutazione sui binari corretti, ossia all’unica finalità di assicurazione della qualità, in modo da identificare i punti critici e su quelli porre l’attenzione per potervi intervenire e investire, ribaltando completamente l’attuale logica punitiva.
Nel Piano triennale per la trasparenza e l’integrità dell’ANVUR, tra le ‘Misure e iniziative per la trasparenza’, viene sottolineato come l’Area Valutazione e Ricerca debba ‘assicurare una tempestiva e completa pubblicazione dei documenti di valutazione’ riguardanti anche la VQR. Nel medesimo capitolo, secondo la normativa vigente sulla trasparenza, per garantire la qualità delle informazioni, si dice che l’ANVUR ‘è impegnata a garantire la qualità delle informazioni pubblicate sul proprio sito istituzionale’ monitorando la pubblicazione dei documenti, nel rispetto degli standard di ‘integrità e costante aggiornamento’, ‘semplicità di consultazione e comprensibilità’, ‘conformità ai documenti originali’ e “l’indicazione della loro provenienza e la riutilizzabilità’. A fronte di queste specifiche, sono necessari dei chiarimenti sulle modifiche fatte, senza specificare degli errata corrige, su documenti privi il più delle volte di una data relativa ai processi di elaborazione e, soprattutto, se questi documenti siano corrispondenti ai documenti originali e ufficiali o siano differenti da quanto comunicato al MIUR per l’assegnazione dei fondi.
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