17 nov17 novembre. L’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi torneranno in piazza il 17 novembre in tutta Italia. Manca ancora il testo della legge di bilancio, che però dalle anticipazioni non sembra segnare quell’inversione di rotta necessaria e continua invece nella direzione del sottofinanziamento e dell’asservimento al mercato della nostra formazione, per questo torniamo in piazza!

In questo paese studiare è diventato ormai un lusso. Per questo l’UDU ha lanciato la campagna Università aperta. Il numero chiuso a livello nazionale impedisce a centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi di iscriversi all’Università. Le tasse crescono di anno in anno e le borse di studio sono poche e insufficienti a sostenere i costi che ci troviamo ad affrontare. Questa legge di bilancio pensa a distribuire sgravi ma non riesce ad invertire la tendenza all’abbandono degli studi, che sia interna al percorso scolastico, nel passaggio all’università (solo un diplomato su due ormai si immatricola) o nel corso degli studi universitari. Per le borse di studio le anticipazioni parlano di 10 milioni in più: un primo segnale, ma ancora troppo piccolo.

Le migliaia di studenti che ogni anno non ricevono la borsa non possono più aspettare, serve  aumentare di almeno 150 milioni il fondo statale per le borse di studio per eliminare gli idonei non beneficiari, ed investire nel Fondo di Finanziamento Ordinario per abbassare le tasse nell’ottica della gratuità. E serve investire anche nel futuro dei laureati, innanzitutto permettendo loro di avere prospettive dignitose nella carriera accademica, attraverso un piano di reclutamento che inverta lo smantellamento dell’accademia, svuotata in pochi anni di 14.000 docenti. In secondo luogo, favorendo un mercato del lavoro stabile e tutelato: in questo senso riteniamo assolutamente priva di efficacia la misura per gli sgravi contributivi per l’assunzione dei giovani.

Questa Legge di Bilancio lascia tutte le studentesse e gli studenti del Paese a bocca asciutta. Ciò che fanno emergere le prime notizie in merito all’articolato della legge è un assoluto disinteresse per quanto riguarda gli investimenti strutturali nella pubblica istruzione. Si parla esclusivamente di aumenti stipendiali per i presidi e di un bonus di €85 euro ai docenti, che dovrebbero però rinunciare ai famosi 80 dell’ex Premier Matteo Renzi.

Viene riconfermato il Bonus di 500 euro ai neo-diciottenni prevedendo un capitolo di spesa di 290 milioni, fondi che come abbiamo detto più volte potrebbero essere invece destinati al fondo per il diritto allo studio (che nella legge non viene minimamente citato) che attualmente ammonta solo a 30 milioni: cifra irrisoria e inutile. Si sceglie di continuare ad investire in bonus spot e sostanzialmente inutili e negli sgravi unilaterali verso il mondo dell’impresa, come quello previsto per chi assume gli studenti che hanno svolto almeno il 30% delle ore di Alternanza Scuola Lavoro nella propria azienda, scambiando quello che dovrebbe essere uno strumento didattico per una fonte occupazionale.

Nessun investimento sulla formazione dei tutor per garantire percorsi di qualità, nessun investimento sul diritto allo studio lasciando la possibilità di studiare sempre di più esclusivamente alle fasce più abbienti. Unica nota positiva pare essere lo stanziamento di 900 milioni per gli enti locali di cui 400 destinati a interventi di edilizia scolastica, ancora insufficienti per pensare ad un piano di risanamento strutturale e duraturo.

Scuola e Università sono in rosso! Per questo ci impegniamo da oggi per costruire una grande giornata di mobilitazione il 17 novembre, la Giornata Mondiale dello Studente e la nostra battaglia continuerà fino a quando questa legge di bilancio non recepirà le nostre proposte segnando una reale inversione di tendenza!

Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale UDU – Unione degli Universitari

Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale Rete degli Studenti Medi

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