Accordo disumano. Dopo alcuni mesi dalla sua attuazione, l’ONU, nelle parole dell’Alto Commissario per i diritti umani Zeid Ra’ad Al Hussein, ha definito disumana la politica UE di assistenza alla guardia costiera libica e ha chiarito che solo una alternativa al sistema di detenzione può salvare le vite dei migranti. Eppure la dichiarazione dell’Alto Commissario non fa che confermare quanto già le associazioni e le organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti umani avevano prefigurato: l’assistenza fornita dall’UE e in particolare dall’Italia alla Guardia Costiera libica non fa altro che condannare i migranti ad una detenzione arbitraria, in strutture sovraffollate, per periodi di tempo indefiniti.
La dura posizione delle Nazioni Unite arriva dopo un periodo di monitoraggio e dopo le visite nei centri di detenzione di Tripoli svolte dagli osservatori ONU per i diritti umani. Le testimonianze raccolte dagli osservatori sono scioccanti e parlano di violenze quotidiane gravissime, di persone di ogni età in balia delle malattie, privati del cibo e della possibilità di lavarsi.
Si tratta di un brusco scontro con la realtà, oltre che un duro attacco alle politiche europee che vedono come capofila il governo italiano nelle operazioni di intercettazione e respingimento delle imbarcazioni nelle acque libiche e internazionali. Sono responsabilità gravissime quelle di chi ha stretto un patto con una controparte libica, palesemente incapace di garantire il rispetto della dignità umana, condizione che deve essere alla base di qualsivoglia accordo che coinvolga la vita di persone.
“La sofferenza dei migranti detenuti in Libia è un oltraggio all’umanità ed una mancanza di rispetto verso la vita umana”.
Di fronte a parole così chiare, provenienti dall’Alto Commissario ONU non è più possibile rimanere indifferenti. Per combattere questo tipo di politiche, che perseguono l’allontanamento di chi è “diverso” e che negano nei fatti il diritto di asilo, c’è bisogno di una maggiore presa di coscienza che parta dai luoghi dell’istruzione dove si formano i cittadini di domani. Lo abbiamo fatto lo scorso 3 ottobre nelle scuole e nelle università, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. E continueremo a farlo.
E’ inaccettabile collaborare con chi incarcera persone di ogni età, che hanno subito ogni tipo di violenza nella loro fuga dalle aree più critiche dell’Africa e dell’Asia. Di fatto l’Italia e l’UE stanno spostando le proprie frontiere in Libia, dopo averlo già fatto con la Turchia. Questo nega a priori, anche a coloro che ne avrebbero diritto nel nostro paese, di richiedere asilo. Migliaia di persone sono trattenute nei centri di detenzione, senza diritto di difesa né tantomeno assistenza legale. Tutto questo al solo scopo di rivendicare un minore numero di sbarchi. Non lo possiamo più accettare: la vita delle persone non ha prezzo, e sicuramente vale più del misero consenso elettorale.
Facciamo appello alle istituzioni europee e al governo italiano affinché questo accordo disumano con la Libia cessi immediatamente e si aprano subito canali legali di immigrazione, nel rispetto innanzitutto del diritto di asilo previsto dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
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