È di questi giorni la notizia della chiusura dell’ “Unipolisi”, università svizzera frequentata da molti studenti italiani, che pur non avendo superato i test di accesso alle professioni sanitarie, non si erano rassegnati e avevano optato per l’iscrizione all’università svizzera. Insieme alla chiusura dell’ateneo elvetico, è scomparsa tutta la documentazione delle carriere accademiche degli studenti e la stessa dirigenza è irreperibile.
Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari, dichiara: “Esprimiamo solidarietà e vicinanza agli studenti e alle loro famiglie, che ad oggi risultano a tutti gli effetti truffati dall’ateneo svizzero, e siamo a loro disposizione con il nostro agire come sindacato studentesco. Si tratta di una vicenda surreale, che incide drammaticamente sulla vita di chi non solo si è visto sbarrare la strada in Italia, ma ora si trova nella condizione di vedere vanificati anni di studio all’estero. Chiediamo al MIUR di interessarsi immediatamente della vicenda: non si può giocare sulla pelle degli studenti e delle loro famiglie.”
Conclude Marchetti: “È l’ennesimo effetto distorto e drammatico di un sistema a numero chiuso che rappresenta sempre più un unicum a livello internazionale. Ogni anno migliaia di studenti si sottopongono a test fallaci e inutili, che rappresentano solo una barriera all’accesso dannosa tanto per gli studenti quanto per il sistema universitario tutto. Test che non rappresentano un sistema efficace di selezionare futuri professionisti, ma che anno dopo anno hanno alimentano un mercato parallelo, italiano e internazionale, che opera all’interno delle falle del nostro sistema normativo. A rimetterci, come sempre sono gli studenti, che subiscono enormi danni personali, economici e accademici. È venuto il momento di dire basta: la priorità della prossima legislatura deve essere l’abolizione della legge 264/99, una norma vecchia di 20 anni, anacronistica e fuori dagli schemi europei.”
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