Il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari ha inviato al MIUR la richiesta di attivarsi per ricevere le parti sociali per discutere le modalità di attuazione dello sciopero dagli appelli, nuovamente proclamato per la sessione estiva dal Movimento per la Dignità della docenza Universitaria. La richiesta deriva dal fatto che la Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali già l’anno scorso aveva sollecitato il Ministero a promuovere questo incontro, al fine di individuare delle modalità di sciopero più idonee possibili a garantire il diritto all’istruzione degli studenti.

Il Ministero non ha mai promosso questo incontro, impedendo perciò che vi fosse un luogo istituzionale in cui le parti coinvolte, compresi noi studenti, potessero discutere le modalità dello sciopero. Sciopero di cui, come UDU, abbiamo riconosciuto la bontà delle richieste, ma attaccandone fin da subito le modalità in modo netto: i professori non hanno diritto di ostacolare la nostra carriera universitaria!

Nonostante le nostre richieste di abbandonare questa modalità di sciopero per  mettere in campo una forma di protesta che coinvolgesse tutta la comunità accademica, il Professor Ferraro e il suo movimento non soltanto hanno deciso di non fare alcun passo indietro, ma di ripetere lo sciopero in estate! La nostra battaglia proseguirà incessantemente, non siamo disposti ad accettare nessun ostacolo nella sessione, ma è necessario che tutte le parti rispondano ai propri doveri. Lo sciopero non è ancora stato indetto ufficialmente, per questo si può ancora agire, ed è urgente che il Ministero si impegni almeno a promuovere un confronto per cambiare radicalmente le modalità dello sciopero, così da evitare i pesanti disagi vissuti dagli studenti.

Scioperare è un diritto, ed esistono molti modi per farlo, a partire dalla sospensione delle attività didattiche. Ma scioperare per rallentare la carriera degli studenti è un sopruso, un modo per cercare facile visibilità sulla pelle di chi, in questi anni, più di tutti ha pagato il prezzo dello smantellamento dell’università pubblica. Non si gioca sul nostro futuro, i nostri appelli non si toccano!

Qui la Lettera inviata al Ministero

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