“La guerra è dei potenti, la pace è dei popoli”pace
Questo è il messaggio che abbiamo voluto lanciare oggi dalle scuole e dalle università italiane.
Il bombardamento alla Siria messo in atto da USA, Gran Bretagna e Francia richiede una risposta forte da parte di ogni pacifista e i luoghi dell’istruzione non possono che essere i luoghi da cui deve partire questo messaggio. Un messaggio che parte da noi ma che deve essere fatto proprio anche dalle istituzioni in cui viviamo, alle quali chiediamo di schierarsi dalla parte dei popoli, per la pace!
Dopo aver aderito all’appello “Cessate il fuoco!” della Rete della Pace, crediamo sia il momento che tutti diano un contributo in prima persona per dire basta alle guerre dei potenti sulla pelle dei civili.

La guerra in Siria e quest’ultimo bombardamento, e ancor più le reazioni pubbliche conseguenti, ci hanno mostrato uno scenario dove la cooperazione internazionale, la diplomazia come strumento di risoluzione dei conflitti e il banale principio di autodeterminazione dei popoli sembrano principi ormai scomparsi. Non possiamo accettare che l’ONU e i suoi organismi siano ridotti dalle potenze mondiali a un ruolo di tribuna politica incapace di uscire dallo stallo di veti incrociati, a scapito delle popolazioni coinvolte nelle guerre: quei principi stanno alla base della nascita delle Nazioni Unite e della sua stessa esistenza.
Anche nel dibattito italiano sembra che sia scontato che, dopo la denuncia dell’utilizzo di gas in un attacco a Douma, non sia necessaria una inchiesta indipendente per rintracciarne le responsabilità. Sembra addirittura inevitabile che tre stati, senza avere discusso di una soluzione diplomatica, decidano unilateralmente di bombardare un altro stato sovrano.
In tutto ciò l’UE rifiuta un ruolo da protagonista nel trovare un accordo di pace in Siria e si accontenta di essere avvisata preventivamente del lancio di missili, nonostante le grandi discussioni riguardanti una maggiore integrazione sul piano della sicurezza e della difesa comuni.


Sembra scontato che altri conflitti nello scenario internazionale possano essere affrontati nello stesso modo: con interventi unilaterali. Il più dei quali, mossi da flebili motivazioni “ufficiali”.
Perché è sempre più palese che le motivazioni di intervento non abbiano quasi mai un carattere umanitario. Non sorprende che, anche nell’intervento siriano, siano tre stati dalla forte spinta neo-coloniale a muoversi. Non sorprende che USA e Francia siano capofila in altri conflitti che si svolgono in contesti  dove è altrettanto chiaro lo scopo di consolidare la propria posizione egemonica nello scenario internazionale, militarmente ed economicamente.

Per questo invitiamo tutti, nel proprio piccolo a ridare voce alla richiesta di pace, dalle proprie case, ai luoghi della conoscenza, a quelli di lavoro. Cerchiamo di ricucire assieme, di fare di tante voci una grande voce.

Continuiamo anche nei prossimi giorni ad appendere le bandiere della pace! Inviaci la foto del tuo contributo!

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