EHEA. Si è conclusa ieri a Parigi, con l’adozione del Comunicato, la Conferenza Ministeriale dello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore sul Processo di Bologna (EHEA). Si tratta del più vasto processo mondiale di integrazione dei sistemi d’istruzione superiore, che coinvolge 48 Stati europei al fine di raggiungere il riconoscimento automatico dei titoli di studio universitari in tutta Europa. A rappresentare gli studenti europei la European Students’ Union, di cui l’UDU è membro, e gli studenti italiani Anna Azzalin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari.
I Ministri dell’Istruzione hanno approvato il Comunicato che pianifica il lavoro per il biennio 2018-2020: fra gli altri, riconoscimento dei titoli di studio di rifugiati, assegnazione alla qualità dell’insegnamento di pari importanza rispetto ai risultati di ricerca per le progressioni di carriera dei professori, porre lo studente al centro dell’esperienza formativa, maggiori sforzi sulla dimensione sociale dell’istruzione, affinché la popolazione studentesca rifletta le diversità delle società europee. Molte sono, tuttavia, le criticità: il Comunicato accenna al progetto della Commissione Europea di istituire delle “Università Europee”, progetto che, per come è impostato attualmente, rischia di creare un sistema universitario europeo a due velocità, con la stragrande maggioranza delle università del continente confinate al ruolo di università nazionali.
Pur riaffermando i valori del processo di Bologna (libertà accademica, autonomia delle istituzioni, partecipazione alla governance di studenti e personale, mutuo riconoscimento dei titoli, responsabilità pubblica nei confronti dell’istruzione), nessun cenno viene fatto alla necessità di avere un’istruzione pubblica universale e gratuita.
L’Italia ospiterà la prossima Conferenza ministeriale a Roma nel 2020, e nel 2019 a Bologna si terrà la celebrazione dei 20 anni della dichiarazione omonima, per riflettere sullo stato dell’arte del Processo di Bologna in Italia. Molta strada ha ancora da fare l’Italia e lo dimostra anche il report Bologna with student eyes al quale abbiamo contribuito: le terze tasse universitarie più alte d’Europa, il numero chiuso, la debolezza dei sistemi di diritto allo studio che coprono solo il 10% degli universitari contro il 40% della Francia e il fenomeno degli idonei non beneficiari mostrano che il nostro sistema universitario è poco inclusivo. Infine, la mancanza d’indipendenza dell’ANVUR nei confronti del governo le impedisce di essere membro del Registro Europeo delle Agenzie della Qualità (EQAR), requisito indispensabile per il riconoscimento automatico dei titoli di studio italiani.
E’ fondamentale dunque che gli studenti e il CNSU siano pienamente coinvolti dal MIUR in tutte le fasi di organizzazione e di elaborazione dei due importanti appuntamenti del 2019 e del 2020: gli studenti, beneficiari finali del sistema universitario, hanno il diritto e il dovere di dire la loro su processi di scala continentale, ma che si riflettono sulla vita quotidiana di ciascun Ateneo.
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