Si sono svolte nella giornata di oggi le sedute del Consiglio di Amministrazione e del Senato Accademico dell’Università degli Studi di Torino, nelle quali si è discussa la proposta di deliberata ieri in Consiglio di Dipartimento di Scienze e Tecniche Psicologiche di non attivare per l’anno prossimo il corso di laurea triennale di Psicologia, in seguito alla sentenza del TAR del 6 giugno.

Dichiara Valeria Sartori, coordinatrice dell’UDU Torino: “Questa dissennata proposta del dipartimento è  arrivata in risposta alla sentenza del TAR Lazio che, in seguito al ricorso da noi promosso a novembre scorso, ha ritenuto illegittimo il numero chiuso in questo corso di laurea, in quanto non in possesso dei requisiti indicati dalla legge per l’attivazione del numero programmato locale. L’ateneo ha deciso di rimandare la decisione definitiva sulla questione alla seduta del prossimo CdA, prevista il 26 giugno. Ma non possiamo essere ottimisti, apprendiamo infatti che dalle discussioni emerse oggi che non vi è la volontà di trovare soluzioni per reperire all’interno del bilancio tutte quelle risorse necessarie per attuare un corso a libero accesso, seppur il Rettore abbia assunto l’impegno di portare all’attenzione nazionale e ministeriale il problema dell’UniTo al fine di stimolare una discussione sulla questione del sottofinanziamento dell’università pubblica e sul numero chiuso. Per noi questo non basta! E’ troppo facile scaricare la questione sul livello nazionale, quando si potrebbe fare molto di più per trovare una soluzione all’interno dell’ateneo, anche in considerazione del fatto che sono preventivati oltre 3 milioni di euro di avanzo per il 2018”.

Dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’UDU: “Siamo basiti dall’atteggiamento dell’ateneo, non soltanto per la mancata volontà di cercare soluzioni reali al proprio interno, ma anche per l’annunciata volontà di appellarsi al Consiglio di Stato. La sentenza parla chiaro, ribadendo, in modo ancora più netto, quanto deliberato dalla giustizia in seguito alla questione di Studi Umanistici di Milano: se non sono presenti i criteri indicati dalla legge 264/99, non è possibile attivare numeri programmati locali. Il corso di psicologia non possiede i requisiti, e questo è incontrovertibile. I rettori si assumano finalmente le proprie responsabilità, visto che in questi anni non hanno battuto ciglio di fronte alle politiche di disfacimento dell’università pubblica. Noi studenti combattiamo da anni la battaglia contro il numero chiuso, e lo facciamo nelle piazze, negli organi, nei tribunali. Accoglieremo volentieri al nostro fianco i rettori, ma la loro battaglia dovrà essere reale”.

Conclude Marchetti: “Il parlamento e il Governo si trovano ad un bivio: o ignorare il problema come i loro predecessori, o affrontarlo. Se non sarà scelta la seconda strada, continueremo a farci sentire con ogni mezzo a nostra disposizione. Dimostrino di essere il governo del cambiamento, altrimenti quella dell’UDU sarà una lotta senza quartiere!”

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