“L’analisi sui criteri di riparto dell’FFO 2021 e le somme stanziate parlano chiaro. – dichiara Giovanni Sotgiu, coordinatore dell’Udu- Unione degli UniversitariQualche pezza su reclutamento e ricerca, ma mancano
tutele tangibili per la comunità studentesca. Il mancato aumento di risorse destinate alla copertura della no-tax area e alla calmierazione delle fasce immediatamente successive sottolinea una scarsa attenzione da parte del Ministero sulla condizione studentesca attuale.”


Sebbene in apparenza l’FFO 2021 presenti un aumento complessivo di circa mezzo miliardo, il dettaglio del riparto evidenzia come in realtà la quota base (quella cioè strutturalmente messa a disposizione dell’università) addirittura cali, in favore di una serie di interventi singoli ed estemporanei che, più che sostenere e riformare l’accademia vi mettono delle pezze, assecondando un sistema già fallace.
Tra i milioni sparsi a scuole superiori e poli di eccellenza, ed il continuo aumentare delle quote premiali che raggiungono oggi il 30% della quota, appare chiara la continuità con il paradigma degli anni precedenti, lo
stesso che ha acuito drammaticamente il divario tra gli atenei (e tra quelli del nord e del sud) e che anche durante tutta la fase della pandemia non ha previsto degli interventi sufficienti e strutturali per fare fronte
all’emergenza, lasciando l’intero settore in crisi.


Prova di questo è anche l’esigua percentuale di finanziamento dedicata agli studenti: solo il 7,6% del residuo dell’FFO riguarda interventi a favore della comunità studentesca, ambito su cui non si registra alcun sostanziale aumento. “A fronte di un incremento delle immatricolazioni, inserite in uno scenario economico e sociale di cui forse ancora non si vuole cogliere la gravità e la complessità, non vi è alcuno stanziamento di fondi straordinari ulteriori per abbattere la tassazione e per fare fronte alle criticità emerse dalla pandemia, che hanno colpito duramente gli studenti e gli stessi atenei.” continua Sotgiu “Questo rende evidente come manchi la volontà politica di leggere l’istruzione e l’università come uno dei perni attorno a cui dovrebbe
ruotare lo sviluppo del nostro Paese nei prossimi anni. Se non si mette in campo un piano strutturale per rendere l’università gratuita, inclusiva e accessibile, e per fare in modo che la ricerca non viva di finanziamenti sporadici e del tutto insufficienti, questo settore continuerà ad annaspare e a vivere di principi escludenti e classisti, che hanno condannato il Paese ad essere penultimo per numero di laureati in Europa e tra gli ultimi posti per investimenti in istruzione e ricerca.”

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