Il caso della studentessa suicida, trovata nei bagni della IULM nella mattinata di mercoledì, continua a fare discutere. L’Unione degli Universitari ha infatti lanciato una serie di flash mob in tutta Italia, per denunciare l’accaduto ed evitare che i riflettori si spengano.
“Negli ultimi tre anni – ricorda Camilla Piredda, coordinatrice dell’Unione degli Universitari – almeno dieci universitari si sono suicidati. E questi sono soltanto i casi noti: ci sono infatti ulteriori episodi di suicidi, tentati suicidi e atti di autolesionismo che non vengono portati all’attenzione mediatica. La nostra paura è che l’interesse verso il malessere giovanile e la salute mentale scemi rapidamente. Non accettiamo che dopo questo nuovo tragico caso, le istituzioni chiudano gli occhi come se nulla fosse successo”.
L’Unione degli Universitari ha così deciso di organizzare dei flash mob nelle città universitarie italiane: finora sono state coinvolte Milano, Perugia, Palermo, Sassari, Lecce, Firenze, Cagliari, Modena. Nei prossimi giorni sarà il turno di Pavia, Messina, Forlì e altre città. Gli studenti hanno esposto, in alcuni luoghi simbolo della città, uno striscione nel quale appare la scritta lapidaria “Non si può morire di università. Contro un merito che uccide!”.
Continua Piredda: “Crediamo che il problema parta da un modello universitario sempre più performativo, nel quale è molto forte la pressione cui le studentesse e gli studenti sono sottoposti: come hanno scritto le studentesse della IULM, bisogna assolutamente raggiungere certi risultati, bisogna fare in fretta, non c’è tempo da perdere. E se non ce la fai, sei un fallito. Non esistono infatti strumenti adeguati di supporto didattico e psicologico, sono affari tuoi se non cel fai. In questa concezione, il merito non rappresenta un criterio di valorizzazione delle capacità e delle aspirazioni individuali, ma un criterio discriminatorio, ingiusto e doloroso”.
A dimostrare che la salute psicologica degli studenti si è deteriorata, sono state le 30mila risposte raccolte nell’ambito dell’indagine “Chiedimi come sto” promossa dall’Unione degli Universitari insieme alla Rete degli Studenti Medi, allo SPI CGIL e all’Istituto Ires. I sentimenti negativi più provati dai giovani sono ansia, senso di solitudine, demotivazione e noia. Il 28% del campione intervistato ha avuto esperienza di disturbi alimentari, il 14,5% ha avuto esperienze di autolesionismo e il 12% ha avuto esperienza di abuso di alcol.
“Quello che chiediamo con questo flash mob e con una lettera inviata al Ministero dalla Presidente del CNSU – conclude l’Unione degli Universitari – è di abbandonare la narrazione che fa della performance l’obiettivo assoluto. Non è una discussione astratta: si può intervenire sui regolamenti didattici, sugli strumenti di tutorato e supporto didattico, su modalità specifiche di recupero nel caso di problematiche durante il percorso di studio. Inoltre, è necessario agire urgentemente sulla tutela della salute psicologica della comunità studentesca, tramite i servizi di counseling e tramite l’integrazione nel servizio sanitario di un’assistenza psicologica diffusa, gratuita e accessibile. Per farlo, però, serve una chiara volontà politica e adeguate risorse che oggi mancano”.
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