Dilaganti i casi di molestie e violenze negli atenei: l’inchiesta “La tua voce conta” alla Camera

È drammatico il dato che emerge dal report “La tua voce conta” sulla sicurezza nelle università, presentato venerdì 8 marzo 2024 alla sala stampa della Camera dei deputati dall’Unione degli Universitari. Le violenze e molestie di genere sono un problema strutturale del nostro Paese e le università non si salvano. L’11 febbraio, l’UDU ha lanciato un’indagine nazionale per analizzare il fenomeno: in meno di un mese oltre 1500 risposte e 300 esperienze raccontate. Oltre il 20% dei rispondenti non ritiene le università italiane dei luoghi sicuri, il 34,5% ha sentito parlare infatti di casi di molestia o violenza negli spazi universitari. È assurdo pensare come le figure che maggiormente risaltano come coloro che perpetuano molestie o violenze siano proprio i docenti. Per il 48% dei rispondenti sono indicati come i soggetti più pericolosi all’interno degli spazi accademici: oggi le studentesse hanno paura di chi dovrebbe formarle nel loro percorso.

 

Non sono casi isolati, ma c’è un problema sistemico

“Si tratta – dichiara Camilla Piredda, coordinatrice nazionale UDU – di un problema sistemico, della cultura patriarcale in cui viviamo. È un tema che denunciamo da sempre ma che non ha mai avuto ascolto. Abbiamo ricevuto storie di violenza e molestia da chi l’università l’ha fatta negli anni ’80: oggi finalmente il problema sta emergendo, grazie anche alle parole di Elena Cecchettin che hanno smosso le coscienze e acceso qualcosa. Purtroppo – continua la rappresentante del sindacato studentesco – i dati emersi non ci hanno stupito, dimostrano ciò che sapevamo. Le università non sono sicure. Nella maggioranza dei casi le studentesse devono scegliere tra il loro percorso accademico e il diritto di denunciare. Sanno che le denunce non porteranno a nulla, che l’ateneo si preoccuperà sempre più della propria immagine piuttosto che della sicurezza delle studentesse. C’è piuttosto chi si vede costretta ad abbandonare il percorso o cambiare ateneo per la propria serenità. Tutto questo non è normale e lede il diritto allo studio universitario”.

 

Esistono delle soluzioni: consigliera di fiducia, CAV, educazione sessuale e affettiva

L’UDU però propone anche delle soluzioni chiare: dall’indagine  emerge la chiara necessità di introdurre presidi antiviolenza in ogni ateneo, oltre che rendere ovunque obbligatoria la figura della Consigliera di Fiducia. Infatti, la sicurezza a denunciare aumenta al 45% dove i presidi sono già presenti mentre scende al 19% dove non lo sono. Servono inoltre dei percorsi obbligatori per la componente studentesca, docenti e personale di ateneo sull’educazione al consenso. Dobbiamo ripartire dalla prevenzione, serve un cambiamento culturale. Il questionario dell’UDU non si ferma all’8 marzo: rimarrà aperto per continuare a raccogliere risposte ed avere un quadro più dettagliato della situazione. Il sindacato studentesco nel frattempo porterà le sue proposte in ogni università.

Alla conferenza erano presenti la CGIL (Giorgia Fattinnanzi) e la Rete degli Studenti Medi (Camilla Velotta), insieme a numerosi esponenti del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle che sono intervenuti nel dibattito: Nicola Zingaretti, Francesco Verducci, Cecilia D’Elia, Valentina Ghiò, Marta Bonafoni, Alfredo D’Attorre e Vittoria Baldino.

 

Scarica i risultati del report “La tua voce conta” su molestie e violenze negli atenei

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