La Ministra Bernini sta tentando in tutti modi di nascondere che il piano del governo sul PNRR e i posti letto sta affondando come il Titanic, fingendo di non vedere che stiamo andando a schiantarci.
Si cerca di proporre una proroga alla scadenza del 30 giugno 2026 per la realizzazione dei nuovi posti letto insieme all’eliminazione del vincolo dell’anticipazione del 20% sul contributo per gli enti gestori, inoltre si rischia di puntare tutto su camere doppie a discapito delle stanze singole.

L’Unione degli Universitari commenta: “Questi sono tutti tentativi maldestri di correggere il tiro in corsa che ci sembrano però una presa in giro.
Lo avevamo previsto ma il Governo ha deciso di non ascoltarci, sugli studentati la programmazione è ancora in alto mare.  Le necessità di studentesse e studenti sono state messe in secondo piano rispetto all’interesse dei privati.
Se il governo continua così, sarà inevitabilmente costretto a rivedere il target, scrivendo una triste pagina che racconta di una mancata opportunità, causata dalla mancanza di visione di questo governo”, dichiara Damiano Di Giovanni dell’Udu.

“Purtroppo si rischia di perdere centinaia di milioni di euro se gli obiettivi PNRR non venissero raggiunti, la Ministra pecca di ottimismo.
Questa era l’opportunità per investire sugli studentati pubblici e sul diritto allo studio, ma il Governo la sta buttando via. Una figuraccia che rischia di costarci 1 miliardo di euro“.

“Il Governo deve ascoltarci perché sta andando a sbattere contro un muro. La Ministra Bernini ammetta i gravi ritardi e finalmente spieghi le ragioni per cui il Governo ha deciso di puntare tutto sui privati, nonostante il parere contrario di esperti e organizzazioni studentesche. Sta buttando via un’opportunità unica e la responsabilità grava sulle sue spalle. Faccia un passo indietro prima che sia troppo tardi, chiederemo – conclude – che in legge di bilancio si approvi un emendamento “Salva PNRR” per incentivare gli Atenei e i Comuni ad aderire al bando, questa è l’unica strada rimasta vista la non partecipazione del pubblico, causata dai pochi fondi messi a disposizione” .

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