Ieri è giunta la notizia dalla ministra Bernini dello stanziamento “record” di 880 milioni complessivi per le borse di studio dell’anno accademico 24/25.
Prendendo il dato assoluto sembra una cifra consistente, ma da un’analisi più attenta emergono gravi criticità.“Si vuole far passare questa cifra come una grande vittoria, ma in realtà dovrebbe essere la normalità.
L’Italia – spiega Noemi Cottone, dell’Unione degli Universitari – ha il numero di borse di studio più basso dell’Unione Europea. Oggi più del 30% di questo finanziamento è garantito dal PNRR, che però sta per finire.
Una vittoria che rischia trasformarsi in una tragedia se la Legge di Bilancio per il 2025 non cambierà”.Dei fondi stanziati, infatti, 288 milioni derivano dal PNRR, che termina proprio quest’anno.
Di conseguenza, nel 2025 il taglio complessivo sarà pari a 322 milioni.
Peggio ancora andrà nel 2026, dove si perderanno ulteriori 250 milioni.

“Se non si interviene a livello statale la mancanza di risorse stabili porterà già per il prossimo anno accademico ad avere circa 80.000 idonei non beneficiari. Studenti aventi diritto, ma abbandonati senza borsa per mancanza di risorse” continua il sindacato studentesco, che attacca il Governo: “Preferisce attuare delle misure saltuarie, che non risolvono il problema alla radice”.

“Per il prossimo anno servono almeno 380 milioni in più sulle borse di studio. Chiediamo di investire realmente in diritto allo studio, portando la spesa per l’istruzione universitaria almeno al 3% del PIL, altrimenti negli anni a venire si sprofonderà in un baratro senza fondo” conclude Cottone.

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